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Amnesty: “giustizia per Alaa Abd El Fattah”

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Il prigioniero di coscienza egiziano-britannico e attivista di spicco Alaa Abd El Fattah è detenuto senza contatti col mondo esterno, visto il rifiuto delle autorità di permettere alla sua famiglia e al suo avvocato di vederlo e/o contattarlo. Nella sua ultima lettera alla sua famiglia, datata 31 ottobre, ha annunciato di voler intensificare il suo prolungato sciopero della fame interrompendo l’assunzione di calorie dal 1° novembre e quella dell’acqua dal 6 novembre. Dopo giorni di agonia in attesa di una sua lettera alle porte della prigione di Wadi al-Natrun, il 10 novembre un funzionario della sicurezza ha detto a sua madre che Alaa stava subendo un “intervento medico”. Non ha fornito ulteriori dettagli su dove si trovasse né sul suo stato di salute e le ha ordinato di non tornare più. Sempre il 10 novembre, funzionari della sicurezza hanno negato all’avvocato di Alaa di vederlo nonostante l’autorizzazione alla visita da parte della procura.

 

La vita dell’attivista egiziano-britannico Alaa Abd El Fattah, in sciopero della fame dal 2 aprile, è appesa ad un filo. Ha intensificato il suo sciopero della fame il 1° novembre fermando l’assunzione delle 100 calorie giornaliere che aveva precedentemente consumato. In quella che lui e la sua famiglia vedono come l’ultima azione possibile per ottenere la libertà, Alaa ha annunciato la sua decisione di smettere di bere acqua dal 6 novembre,  giorno d’inizio del Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop27) nella località turistica egiziana di Sharm al-Sheikh.

Ci sono serie preoccupazioni per la vita di Alaa data la sua salute cagionevole e la sua determinazione a smettere di bere acqua fino a quando le autorità egiziane non lo rilasceranno. Già in passato le autorità carcerarie avevano negato la corrispondenza tra Alaa e la sua famiglia, si teme che la famiglia non possa più ricevere informazioni nei giorni più critici di questa protesta.. La loro prossima visita in carcere è prevista per il 18 novembre.

Alaa Abd El Fattah, che ha trascorso la maggior parte degli ultimi nove anni illegalmente privato della sua libertà, è stato arrestato l’ultima volta nel settembre 2019.

Il 20 dicembre 2021, Alaa e l’avvocato dei diritti umani Mohamed Baker sono stati condannati con accuse fasulle a cinque e quattro anni di carcere, rispettivamente, a seguito di un processo gravemente iniquo che li ha giudicati colpevoli dell’accusa infondata di “diffusione di notizie false” attraverso post sui loro social media.

Sono prigionieri di coscienza, presi di mira esclusivamente per il loro pacifico attivismo, e dovrebbero essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente.

Fonte: https://www.amnesty.it/appelli/egitto-attivisti-condannati-dal-tribunale-di-emergenza/


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