Stefano Caffagnini non si arrende e non si arrenderà mai. Sognava un mondo diverso nei giorni in cui, da ragazzo, manifestava a Genova contro i potenti del G8 e ha continuato a sognarlo, nonostante tutto, anche nei due decenni successivi. Una vita non semplice ma ricca di passioni, intensa e caratterizzata da molteplici viaggi, a cominciare dalla Turchia di Erdoğan, con le sue innumerevoli controversie ma anche la sua vitalità umana, politica e culturale. Una vita che racconta in un libro, prossimo all’uscita, dal titolo emblematico: “Genova – Istanbul. Sogni, rivolte e ritorno tra G8 e piazza Taksim”. Il viaggio continua.
Genova – Istanbul 2001 – 2022: cosa lega queste due città e gli eventi che vi sono accaduti, a partire dalla critica alla globalizzazione liberista che venne repressa durante il vertice del G8?
Li lega un’apparente follia individuale, che altro non è che il rincorrere quel sogno di giustizia sociale e di fraternità che ci ha cullato per tutti questi anni.
Quanti anni avevi nel 2001? Cosa ti indusse a manifestare? Cosa ha rappresentato quell’esperienza nella tua vita?
25 anni, non ero neanche poi giovanissimo. Rappresentava, Genova, la possibilità concreta di cambiare un futuro che, quello sì, già presentivamo essere sempre piu fosco.
Da Genova a Istanbul: perché hai scelto l’impegno politico in ambito internazionale?
Rapporti di amicizia fraterna con persone che vengono da altri confini, la necessità di aiutarsi, fino in fondo, quasi sena limiti. E anche, perché no, un po’ di spirito di avventura in una dimensione di viaggio.
Cosa rappresenta la Turchia nel contesto geo-politico? E nella tua vita?
Si puo dire tutto il male di Erdoğan ma non si puo negare che sia un politico spregiudicato che ha riportato la Turchia a un ruolo di primissimo piano. Per me rimane un luogo pieno di umanità e anche di magia.
La questione curda era presente già a Genova. Cosa significa per te sostenere la causa del popolo curdo?
Nel mio, nel nostro piccolo sosteniamo tutte le cause di chi lotta con amore e sincerità.
La Turchia di Erdoğan è un simbolo di repressione negazione della libertà d’espressione, eppure il nostro è considerato oggi un interlocutore essenziale per l’Occidente. Cosa ci dice questo dato?
Non deve stupire troppo, sono situazioni complesse che ciclicamente si ripresentano. Più che altro è la nostra democrazia che fa acqua da tutte le parti e i cui rappresentanti, a livello internazionale, contano davvero poco.
Cosa accomuna i ragazzi e le ragazze di Genova, quelli di piazza Taksim e la gioventù iraniana che oggi manifesta contro il regime degli ayatollah?
Piaze attraversate da moltitudini, differenze, che probabilmente hanno in comune la parte, più o meno grande, dei gruppi marxisti organizzati.
Che valore attribuisci alla parola democrazia? Cosa ti spinge ancora all’impegno politico in una fase in cui la politica è così screditata?
La necessità, propria, individuale, di vivere in una societa solidale, dove la sofferenza sia limitata all’imperscrutabilità della natura e dei nostri sentimenti.
Piazza Alimonda, 2021. Genova è un punto di partenza: verso dove?
Non so dove arriverò, dove arriveremo, sappiamo solo che lo dobbiamo fare.
La tua è una vita dedicata agli ultimi, ai deboli, agli svantaggiati. Cosa ti ha insegnato venire costantemente a contatto con quelle che papa Francesco definisce le vite “scartate” dalla cultura dominante dell’esclusione e del rigetto?
Non lo so. In parte anche io mi sono sentito, e talvolta mi sento ancora, un ultimo, per vari motivi, alle volte per cause esterne, altre per colpa mia, altre con motivazioni più intime. Così è un continuo provare a immedesimarsi, una sorta di Metodo Stanislavskij dell operatore sociale, educatore mi piace poco come definizione, provando a immaginarsi, oltre alla sofferenza, le possibili felicità o semplicemente il recupero di autonomie.
Chi sei oggi? Quali sogni e progetti hai per il futuro? Quali viaggi hai messo in cantiere?
Mi accontenterei di tornare a Genova, Barcellona, Marsiglia, Istanbul, Managua e in molti altri luoghi che mi sono rimasti nel cuore.