Il 12 ottobre il parlamento turco ha approvato la cosiddetta “Legge sulla disinformazione”, che rafforza il controllo del governo sulle piattaforme social e sui portali d’informazione e criminalizza la condivisione di informazioni ritenute false.
Si è trattato dell’ennesimo giorno nero per la libertà d’espressione e d’informazione in Turchia. Dopo anni in cui il governo turco aveva aumentato il controllo sull’informazione, ecco arrivare una nuova misura che, con la scusa di combattere la disinformazione e proprio a ridosso delle elezioni, autorizza ulteriormente la censura e riduce al silenzio le voci critiche.
Invece di garantire la circolazione di informazioni sicure, la legge contiene disposizioni del tutto vaghe e in grado di determinare condanne fino a tre anni di carcere per il mero retweet di una “informazione falsa”.
Nel dettaglio, la nuova normativa prevede che chiunque diffonda informazioni false relative alla sicurezza interna ed esterna, all’ordine pubblico e alla salute pubblica col solo scopo di creare ansia, paura o panico tra la popolazione e in modo tale da disturbare la pace pubblica, subirà una condanna da un anno a tre anni di carcere.
Se il reato è commesso omettendo la reale identità dell’utente o nell’ambito di attività di un’organizzazione, la pena sarà aumentata della metà.