Così, a poche settimane di distanza dalla scomparsa di Elisabetta II, ci troviamo costretti a prendere commiato anche da Angela Lansbury, e il cordoglio è forse ancora più greve, freddo come la pioggia eterna.
Se n’è andato un pezzo di storia dello spettacolo, e insieme un frammento luminoso di Bellezza umana. Non era solo l’artista dalle mille virtù, raffinata e affabile, bensì la figura che meglio ha incarnato il concetto stesso di occidentalismo illuminato e l’eleganza wasp tipica del New England, germinazione naturale delle radici britanniche.
Le doti di interprete si sono manifestate sin dall’esordio cinematografico nel ruolo della servetta sfrontata e cinica che in Gaslight di Cukor (1944) ruba costantemente la scena a Ingrid Bergman. Da allora i tanti personaggi, sullo schermo e sugli amati palcoscenici di Broadway (eccelleva anche nel canto e nel ballo), le hanno permesso di portare in piena luce quell’ironia cordiale e quella levità saggia che erano le sue sfumature espressive peculiari. Sapeva rendere amabili e indimenticabili pregi e difetti di ogni figura cui dava vita e respiro, definirla attraverso vezzi, increspature satiriche, malinconie, come la sublime Salomè Otterbourne di Assassinio sul Nilo (1978), scrittrice di romanzi per signore audaci quanto esotici.
Nel personaggio di Jessica Fletcher, scrittrice di gialli del Maine protagonista della mitica serie TV Murder, she wrote (La Signora in giallo, 1984-1996), vita arte e destino di Lansbury sono arrivati a una sovrapposizione millimetrica. Da una cerata gialla da pesca a un sofisticato abito da sera, dal culto della piccola patria (Cabot Cove, sorta di Macondo dell’immaginario collettivo occidentale) all’inclinazione quasi ossessiva per i viaggi, dal senso nobile e meticoloso della giustizia alla comprensione per la fragilità umana, dalle torte alle mele con caffè assaporate nei diner di paese alle cene sfarzose, tutto congiura deliberatamente a dare forma a un’idea gentile e positiva del carattere angloamericano, dimostrando la possibile universalità di un’identità nazionale.
Perdendo Angela/Jessica, e gli altri happy few, rischiamo la desertificazione interiore e l’avvento, se non del Grande Nulla di Ende, delle ormai incontrastate schiere di pigmei adepti del pensiero orizzontale.
Bene, anzi no. Ricordando che a 83 anni Lansbury ha vinto il Tony Award per aver tratteggiato in modo impareggiabile la medium di Blithe Spirit a Broadway, salutiamo un’artista vera.
Addio mia Regina.
Scompare Angela Lansbury, regina di Broadway e dello schermo