Chi teme che tutto cambi con un governo molto di destra , chi spia le mosse della nuova maggioranza , sarà rassicurato dai suoi primi movimenti a. Fin qui nulla cambia, il verosimile prossimo capo del governo, incontra(riceve) gli esponenti degli altri partiti della coalizione. Si esclude che l’argomento sia la composizione dell’esecutivo , come invece sicuramente è , almeno da parte dei visitatori . Non sembra, invece che si parli delle elezioni dei presidenti delle Camere, necessarie per l’apertura del procedimento di formazione da parte del capo dello Stato. Se non, semmai, come di un ripiego , un premio di consolazione, un “contentino” per chi non riesce ad acciuffare un dicastero ambito.
Un ulteriore sintomo di una politica che , senza cambiare il nome al sistema istituzionale parlamentare, consente ai governi , tutti, di fare anche il lavoro delle Camere. Di svolgerne le funzioni : non a caso i partiti hanno , di comune consenso, svuotato le prerogative che la Costituzione assegna alle Camere, fingendo di non toccarle. Poi, per non correre rischi, hanno per coerenza svuotato anche non solo le funzioni, ma le stesse attitudini dei parlamentari. Ad esempio, deputati e senatori , oramai nominati dagli oligarchi, non hanno alcuna relazione con i propri rappresentati , nemmeno quella di reciproca conoscenza.
La nuova maggioranza stupirebbe tutti se non trascurasse la prima occasione di mostrarsi diversa , e addirittura più “ costituzionale”, dei figli naturali della nostra Carta. Con la restituzione del ruolo alle camere da parte dei presidenzialisti in pectore: una buona separazione e la reciproca autonomia tra i poteri dello Stato hanno paradossalmente più ragion d’essere nell’agognato regime presidenziale che non in uno incentrato sul Parlamento. Perché sono i presidenzialismi a mettere a rischio le democrazie , basta guardarsi attorno , in giro per il mondo. Quanti presidenti governanti si sono trasformati gradualmente in dittatori, proprio prendendosi tutti i poteri? Le democrazie parlamentari sono probabilmente meno incisive , ma hanno il grande pregio di custodire le funzioni vitali degli organi costituzionali, attraverso la funzione di garanzia del capo dello Stato.
Non succedera’. Ma ,scaramanticamente, proviamo ad accennarne. In grande sintesi, proprio perché non succederà. Basterebbe, al momento, rimandare i conciliaboli ministeriali, e promuovere un incontro formale con le presunte opposizioni da parte della maggioranza . Almeno fino ad un voto di fiducia delle Camere, in parlamento non esistono maggioranza e opposizione : e tutte le componenti hanno lo stesso titolo a confrontarsi sulle nuove presidenze , e prima ancora sul ruolo delle due camere. Riunirsi per rileggere assieme , magari ad alta voce , gli articoli della Costituzione che trattano del Parlamento: difficilmente potrebbero non convenire sulla insopportabile distanza tra lettera di quelle norme( artt. 70 e seguenti), e pratica parlamentare . Il passo successivo potrebbe essere l’identikit di un presidente idoneo all’opera di ripristino di quelle norme . Perché se la governizzazione delle funzioni parlamentari è divenuta la regola, lo si deve anche alla approssimazione e superficialità prevalente nella scelta dei presidenti delle assemblee: la risolutezza dello spirito e della funzione , entrambi terzi, non è quasi mai stata dirimente . I presidenti di Assemblea non debbono essere genericamente terzi, ma predisporsi ad periodo di castità politica, senza appartenenze, relazioni gerarchiche, vincoli di fedeltà.
La terzietà non è prerogativa dell’essere di maggioranza o di opposizione, e ancor meno politicamente agnostici: per cui è sbrigativa e impropria la decisione di “ cedere” la carica all’opposizione . In entrambe, maggioranza e opposizioni , si possono trovare personalità dotate dei caratteri richiesti per il ruolo: in primo luogo la lealtà istituzionale e non al partito, l’orgoglio della propria autonomia , la dignità di una funzione che può essere alta o miserabile; ancora , la rinuncia ad ambizioni progressive , la vicinanza collaborativa con l’altissima prerogativa del capo dello Stato. Il senso dello stato, anziché di una sua parte.
Infine, non secondario, servirà un uso corretto della competenze delle amministrazioni parlamentari , corpi di elevata specializzazione e tendenziale terzietà. Qui il discorso appare tecnico , mentre lo è solo superficialmente : si tratta di valorizzare quella tendenza alla terzietà, lasciarla esprimere, con l’espressione di pareri da parte del Segretario generale, interni ai procedimenti e non vincolanti. Ma responsabilizzanti per chi li esprime ( lui) e per chi ne è destinatario( i gruppi parlamentari). Alla luce del sole. Fosse stato fatto fin qui , le Camere vivrebbero meglio. E ne gioverebbero la terzietà presidenziale e quella burocratica. Ad oggi, un passo di parte amministrativa in questo senso, ha incontrato un muro, e non solo dalla politica. L’ obiettivo , un vertice amministrativo che sia sintesi delle diverse posizioni politiche , e non solo collaboratore del presidente. Impossibile? Se ci sarà un vero interesse al ripristino del ruolo delle Camere, presidenzialismo o meno, si capirà che è solo una questione di volontà.
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