La malattia mentale è una delle maggiori cause di sofferenza umana. Ma cosa provoca sentimenti intensi nella persona sana o malata? O, più direttamente, cosa sono in realtà quei sentimenti, in senso fisico, fino al livello delle cellule e delle loro connessioni?
Karl Deisseroth racconta casi clinici provenienti dalla sua esperienza di medico di psichiatria d’emergenza e li spiega alla luce di scoperte scientifiche ottenute da tecnologie inedite, che lui stesso a contribuito a sviluppare.
Unendo in un unico racconto le intuizioni provenienti dall’impiego delle tecnologie, le storie dei suoi pazienti e la storia evolutiva dell’umanità, Deisseroth dipana la grande avventura delle emozioni umane.
Proiezioni pone il lettore difronte all’essenziale bisogno di interrogarsi sulla condizione stessa di essere umano, sui sentimenti universali di perdita e dolore che scaturiscono dalle relazioni e sulle fratture profonde dei modi in cui possiamo percepire la realtà.
Per Deisseroth, quando si tratta di descrivere l’esperienza interiore umana, la medicina e la scienza da sole si rivelano inadeguate, e dunque egli racconta alcune delle storie non dal punto di vista di un medico o di uno scienziato ma dalla prospettiva di un paziente. Le tre prospettive insieme riescono a inquadrare lo spazio concettuale necessario.
Ognuna di queste prospettive agisce come una lente, focalizzata in modo diverso sul mistero della mente, fornendo una visione diversa della stessa scena.
Nella malattia psichiatrica, l’organo di per sé non è danneggiato in un modo che si possa vedere. Il problema nasce dal suo processo di comunicazione nascosto. Non c’è niente che possiamo misurare, se non con le parole: la comunicazione del paziente e quella dello psichiatra.
Tuttavia, sottolinea l’autore, per quanto complicato possa sembrare, il cervello umano è solo un ammasso di cellule come ogni altra parte del corpo umano.
Come è stato necessario per il recente avanzamento di altri campi della biologia (come la biologia dello sviluppo, l’immunologia, …), anche per le neuroscienze si sarebbero dovuti trovare nuovi metodi che consentissero una comprensione più profonda, a livello cellulare, del funzionamento di un cervello intatto.
Una delle prime tecnologie poste in essere nel laboratorio guidato da Deisseroth ha affrontato proprio questo limite: riuscire a causare o sopprimere una precisa attivazione in specifiche cellule. E si chiama la metodologia optogenetica.
La scienza, sottolinea nel testo Deisseroth, proprio come le canzoni e la letteratura, è una forma di comunicazione umana, anche se si differenzia per il fatto che inizialmente sembra una conversazione che riguarda soltanto quella parte di esseri umani addestrati ad apprezzarne il pieno significato. Significato che viene dagli esseri umani ai quali gli scienziati immaginano di rivolgersi, con la consapevolezza che queste conversazioni non saranno a senso unico.
Una comunicazione che, esattamente come accade per le canzoni e la letteratura, abbraccia anche un aspetto che alberga appena sotto la superficie: parte di ciò che possiamo essere è essere violenti verso l’altro.
Ci sono molti percorsi che portano alla violenza, con una complessità sociale che è fondamentale capire per Deisseroth. Allorquando la violenza è inflitta su esseri umani da esseri umani senza una ragione evidente, apparentemente come un atto fine a se stesso, non si può non porsi una domanda: siamo per natura buoni di cuore o peccatori originali?
In entrambi i casi l’autore ritiene necessario strutturare le società umane in modo che a nessun individuo venga mai data la totale fiducia né il pieno potere di agire, con controlli a tutti i livelli: personale, istituzionale e governativo.
Alla sociopatia, o all’aggressività, sono stati collegati dei geni specifici, tra cui quelli che codificano per le proteine che elaborano neurotrasmettitori come la serotonina nella sinapsi.
Le moderne neuroscienze hanno iniziato a individuare i circuiti neurali che sottostanno alla violenza diretta verso un altro membro della stessa specie. Il fatto quindi che gli individui possano essere istintivamente e potentemente alterati nella loro espressione della violenza solleva profonde questioni di filosofia morale.
I ricercatori hanno fatto ricorso alla precisione dell’optogenica per bersagliare soltanto le cellule della VMHVL. La stimolazione di queste cellule con la luce ha suscitato una serie frenetica di atti di aggressione violenta.
Ma, precisa Deisseroth, con un impulso elettrico la violenza non può solo essere generata ma anche soppressa.
E sono questi i punti da cui bisogna partire per indagare a fondo il fenomeno certo ma anche e soprattutto per sperare di creare una nuova società, con una cultura della nonviolenza.
Proiezioni è il primo libro di Karl Deisseroth per il grande pubblico. In diversi passaggi infatti può anche sembrare troppo “tecnico” per un lettore generalista ma è grande l’abilità dell’autore di rendere poi complessivamente il libro fruibile, comprensibile e molto interessante per il lettore. Nonché di notevole importanza, per la tematica trattata, di grande impatto e valenza.
Il libro
Karl Deisseroth, Proiezioni. Una storia delle emozioni umane, Bollati Boringhieri, Torino, 2022.
Traduzione di Giuliana Olivero dal titolo originale Projections. A Story of Human Emotions.
L’autore
Karl Deisseroth: professore di Bioingegneria e Psichiatria alla Stanford University, dove insegna e dirige il corso di laurea in Bioingegneria, e cura pazienti con disturbi dell’umore e autismo.