L’esperto di psicologia generale Martin E.P. Seligman, con i preziosi contributi del filosofo morale Peter Railton, dello psicologo sociale Roy F. Baumeister e dello psichiatra e neuroscienziato Chandra Sripada, presenta un saggio che unisce psicologia, filosofia, antropologia e neuroscienze per delineare il ritratto dell’Homo prospectus e per spiegare i processi cognitivi attraverso i quali opera la prospezione. Con una traduzione dall’inglese di Gabriele Lo Iacono.
Casa Editrice: Hogrefe Editore
Genere: Saggistica
Pagine: 312
«Che cosa succede nel momento in cui l’essere umano canonico diventa Homo prospectus e la capacità di pensare ai nostri futuri diventa la facoltà che ci contraddistingue?»
“Homo prospectus. Verso una nuova antropologia” di Martin E.P. Seligman, Peter Railton, Roy F. Baumeister e Chandra Sripada è un saggio interdisciplinare in cui si riflette sulla possibilità che la coscienza possa consistere in gran parte nella produzione di stimoli connessi ai futuri possibili. Seligman, esperto di psicologia generale con una solida preparazione nel campo della psicologia sperimentale e clinica, ha messo insieme un incredibile gruppo di lavoro che in anni di studi e ricerche ha elaborato questo innovativo e interessante testo. Gli undici capitoli del saggio sono organizzati in modo che sia solo uno dei quattro autori a prendere la parola, fermo restando la presenza dei commenti degli altri tre studiosi; Seligman si è poi assunto il compito di limare le differenze di stile e di prospettiva.
Gli autori partono dal presupposto che la definizione Homo sapiens non si addica alla nostra condizione di esseri umani: «Noi crediamo che quello che caratterizza in modo specifico l’Homo sapiens è l’ineguagliabile capacità umana di orientare le proprie azioni immaginando varie possibilità che si articolano nel futuro – cioè la “prospezione”. La prospezione è la capacità che, nella sua espressione più elevata, realizza l’ambizione della sapienza. Perciò faremmo meglio a chiamarci Homo prospectus». Individuando e definendo i processi cognitivi attraverso i quali opera la prospezione, gli autori ne esplorano il ruolo in riferimento ad alcuni aspetti esistenziali come il libero arbitrio, l’etica, l’invecchiamento, ma anche rispetto ad elementi più propriamente psicologici, come il razionale di alcuni approcci terapeutici. Ne risulta un volume articolato, che guida il lettore in un processo di ragionamento trasversale sul funzionamento della mente che, attraverso un approccio interdisciplinare, tocca psicologia, filosofia, antropologia e neuroscienze, ma che non manca di riferimenti alla quotidianità e alle domande più comuni che l’essere umano si pone.
È il momento quindi di superare il vecchio schema passato-presente; il nuovo modello della prospezione consente inoltre di ripensare a importanti argomenti come l’apprendimento, la memoria, la percezione, l’emozione, l’intuito, la scelta, la coscienza, la moralità, il carattere, la creatività e la malattia mentale, e di offrire quindi nuove prospettive da cui osservarli e studiarli.
In seguito alla pubblicazione in inglese di questo saggio da parte della Oxford University Press, diverse borse di studio sono state stanziate dalla Templeton Foundation per la scienza della prospezione: gli autori hanno quindi creato un sito web – www.prospectivepsych.org – in modo che si possano seguire gli sviluppi di questi lavori.
SINOSSI DELL’OPERA. E se ciò che caratterizza in modo specifico Homo sapiens fosse la capacità di orientare le proprie azioni immaginando varie possibilità che si articolano nel futuro – cioè la “prospezione”? Da questa idea si sono mossi gli autori per ipotizzare la figura dell’Homo prospectus e concettualizzare l’idea che l’azione umana è attratta dal futuro, oltre che essere influenzata dal passato – senza tuttavia esserne determinata. La storia della psicologia è stata fino ad oggi dominata dall’idea che il comportamento sia guidato dalla memoria e dalle proprie esperienze passate, o centrato sul presente e orientato dalla percezione e dalla motivazione. Homo prospectus ribalta completamente questa prospettiva, ponendo un nuovo modello per il futuro.
BIOGRAFIE DEGLI AUTORI.
Martin E.P. Seligman è direttore del Penn Positive Psychology Center ed è Zellerbach Family Professor di Psicologia presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università della Pennsylvania, dove dirige il Master of Applied Positive Psychology (MAPP). Autore di quasi trecento pubblicazioni scientifiche e di venticinque libri fra cui, tradotti in italiano, “Il circuito della speranza. Il percorso dell’uomo che ha aperto la psicologia all’ottimismo” (Giunti Psychometrics, 2019), “Per una felicità autentica. Realizza il tuo potenziale con la psicologia positiva” (Anteprima Edizioni, 2018) e “Fai fiorire la tua vita. Una nuova, rivoluzionaria visione della felicità e del benessere” (Anteprima Edizioni, 2017), Seligman è un’autorità mondiale nei campi della psicologia positiva, della resilienza, della learned helplessness, dell’ottimismo e del pessimismo.
Peter Railton è Gregory S. Kavka Distinguished University Professor presso l’Università del Michigan, Ann Arbor. Si è occupato di filosofia della scienza, etica, metaetica, filosofia politica ed estetica. Ha insegnato a Berkley e Princeton ed è stato membro di vari centri di ricerca negli Stati Uniti e in Europa.
Roy F. Baumeister è Frances Eppes Eminent Scholar and Professor di Psicologia presso la Florida State University; le sue ricerche riguardano temi quali sé e identità, l’autoregolazione, rifiuto interpersonale e bisogno di appartenenza, sessualità e genere, l’autostima, il significato e la presentazione di sé. È autore di oltre cinquecento pubblicazioni e di trentuno libri fra cui, tradotto in italiano, “La forza di volontà” (con John Tierney, TEA, 2015).
Chandra Sripada è professore associato di Filosofia e psichiatria presso l’Università del Michigan, Ann Arbor. Studia i meccanismi cerebrali coinvolti nella presa di decisione, nella prospezione e nell’autocontrollo e cerca di capire come le acquisizioni della ricerca scientifica impattino sull’immagine che abbiamo di noi stessi in quanto agenti liberi e razionali.