Per questo saremo ancora in piazza a denunciare la follia spaventosa di una guerra che rischia di spingerci tutti verso un abisso senza ritorno. Noi abbiamo scelto la via della nonviolenza. Saremo in piazza convintamente a nome dei tanti di cui abbiamo ascoltato le storie e il grido di dolore, di quelli che la guerra non l’hanno mai scelta e la subiscono. Saremo in piazza soprattutto in nome delle migliaia di obiettori di coscienza che non hanno trovato spazio nella nostra informazione mainstream per gridare il proprio NO al fratricidio della guerra e che sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Solo alcuni di questi hanno varcato i confini del loro Paese per non finire in carcere e sotto le torture. Sono giovani, donne e uomini, che hanno preferito obbedire alla propria coscienza piuttosto che alla retorica e alla propaganda di regime. Per loro chiediamo il riconoscimento del diritto d’asilo da parte di tutte le nazioni europee.
Noi manifesteremo perché crediamo che questo è il momento in cui le diplomazie si sveglino dal letargo, gli interessi degli imprenditori delle armi e della paura passino in seconda fila e anche il linguaggio delle cancellerie scelga la via del disarmo. Solo i folli possono credere che questo conflitto possa trovare una risoluzione armata! Solo la retorica abusata ha potuto portare molti a credere che la pace si potesse costruire con la guerra. Noi lo gridiamo dai rifugi delle città ucraine in cui ci troviamo anche in questo momento: diamo la parola alla pace, tacciano le armi.