Centinaia di persone hanno partecipato alla prima manifestazione nazionale della comunità iraniana a Roma in Piazza San Giovanni. Tantissimi i giovani e le giovani iraniane che hanno ripetuto incessantemente lo slogan “Donna, Vita, Libertà” “Jin Jiyan Azadi” in lingua farsi.
Una catena umana disposta a circolo con le immagine di tutti i caduti dall’inizio delle proteste in Iran a seguito della morte di Mahsa Amini la giovane donna uccisa mentre era in custodia della polizia morale a Teheran. La manifestazione ha visto alternarsi sul palco della CGL un suo rappresentante insieme a una delegazione del popolo ucraino e tanti ragazzi iraniani. Articolo 21 era presente.
I manifestanti più volte hanno ribadito la volontà del crollo del regime islamico ripetendo lo slogan contro la Guida Suprema Alì Kamenei ‘morte al dittatore’. Manifestazioni anche in altre città del mondo per chiedere la fine del sistema teocratico.
Dall’inizio delle proteste sono circa 250 i morti accertati tra i quali bambini, adolescenti e giovani donne.
È di qualche ora la notizia che due giornaliste arrestate in Iran da qualche settimana sono state accusate di essere agenti della Cia. Le due giornaliste avevano pubblicato foto e articoli sulla morte di Mahsa Amini coprendo anche le immagini dell’imponente folla ai funerali della ragazza.
L’incriminazione di spionaggio in Iran prevede anche la pena di morte.
Le due giornaliste Niloufar Hamedi di Shargh ed Elaheh Mohammadi di Ham-Mihan sono state accusate di essere state addestrate in precedenza in alcuni paesi terzi, tra cui Italia, Turchia, Paesi Bassi, Sudafrica ed Emirati Arabi.
Niloofar Hamedi, è stata la giornalista che ha pubblicato per prima la foto dei genitori di Mahsa abbracciati fuori dal reparto dell’ospedale nel quale era ricoverata, la prima ad aver raccontato al mondo quanto era accaduto a Mahsa durante la sua visita ai parenti a Tehran.
La sua collega Elahe Mohammadi, ha raccontato dettagliatamente il funerale della giovane Mahsa.
Negli ultimi giorni di ottobre in Iran “Le forze di sicurezza iraniane hanno inasprito l’uso della forza illegale contro manifestanti e persone che commemoravano i 40 giorni trascorsi dalla morte in custodia di polizia di Mahsa (Zhina) Amini – si legge sul sito di Amnesty International.
Epicentro della repressione sono state le province del Kurdistan, del Lorestan, del Kermanshah e dell’Azerbaigian occidentale”
Lo scorso 26 ottobre durante il 40esimo giorno dalla morte di Mahsa Amini, gli agenti di sicurezza hanno lanciato lacrimogeni contro la popolazione che stava partecipando in massa al corteo per la commemorazione della giovane ragazza curda.
“Ancora una volta lo sconsiderato e illegale uso delle armi da fuoco, da parte delle forze di sicurezza iraniane, contro i manifestanti rivela il tragico elevato costo della mancanza d’azione internazionale. Chiediamo a tutti gli stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani di convocare immediatamente una sessione speciale sull’Iran e di assumere iniziative determinanti, come sollecitato anche dal Relatore speciale Onu sulla situazione dei diritti umani in Iran”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.