Ivan Karamazov appare nell’ombra all’interno della grande e decadente scenografia, tanti anni sono passati dai fatti di sangue che distrussero la sua famiglia, eppure lui è impossibilitato a lasciare quella funesta aula di tribunale. L’edificio è ormai abbandonato, infestato, un girone infernale che si trasforma dando vita a sinistri colpi di scena. Ivan è ricurvo, appesantito dalla vecchiaia e tormentato nel fisico da un senso di colpa che non può lasciarsi alle spalle.
Come il figlio di Dio nel deserto anche Ivan, pur nella più totale solitudine, ha un serrato dialogo con il demonio, un’entità incorporea che si manifesta attraverso sinistre risate e improvvisi sbuffi di vento. Lo Spettro, sia esso di carattere soprannaturale o frutto della mente, si materializza sotto forma di artificio meccanico, un accrocchio di grammofoni che, come le canne di re Mida, restituisce fiato ai pensieri del giovane Ivan. Ciò che scaturisce dalle bocche metalliche è una filosofia fredda, meccanica e materialista, un nichilismo esistenziale giovanile da cui il vecchio Ivan vuole a tutti i costi prendere le distanze senza riuscirci, questa è la sua pena.
A distanza di quarant’anni dai fatti raccontati da Dostoevskij, Ivan tenta di venire a patti con le proprie memorie e di far luce sui suoi più reconditi sentimenti, il suo obiettivo è quello di formulare un’accusa contro sé stesso e la sua filosofia, quasi come se inseguisse l’irraggiungibile finale del suo stesso arco narrativo. Ciò che ne scaturisce è un vero e proprio thriller psicologico e morale.
Attraverso un linguaggio penetrante e immediato, nell’avvicendarsi degli stati psicologici di un personaggio “amletico” e imprendibile, Umberto Orsini è il grande protagonista di un inedito viaggio nell’umana coscienza: una straziata e commovente confessione a tu per tu con sé stesso e con i propri fantasmi.
La narrazione prosegue diventando un racconto nel racconto quando il protagonista, di fronte ad un sinistro specchio emerso dal pulpito del giudice, rievoca per lo spettatore la trama de Il Grande Inquisitore, la sua grande opera letteraria mai realizzata, un racconto escatologico che contiene in sé la risposta al grande dubbio che lo tormenta.
Il lavoro di un grande attore su un personaggio immenso, così potremmo riassumere Le Memorie di Ivan Karamzov con Umberto Orsini e la regia di Luca Micheletti, un’esperienza teatrale imperdibile e indimenticabile.
Le memorie di Ivan Karamazov
PRIMA NAZIONALE
dal romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij
drammaturgia Umberto Orsini e Luca Micheletti
regia Luca Micheletti
con Umberto Orsini
scene Giacomo Andrico
costumi Daniele Gelsi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
assistente alla regia Francesco Martucci
produzione Compagnia Umberto Orsini