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La Divina Cometa, di Mimmo Paladino

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Una narrazione del tutto originale del Natale. Un viaggio onirico senza tempo, tra passato e presente, ricco di suggestioni magiche che ci riportano alla tradizione popolare napoletana del presepe, con una lampada ad illuminare la storia del cinema e della cultura.

“La Divina Cometa”, il lungometraggio di Mimmo Paladino (scultore, pittore e incisore beneventano – classe 1948 – tra i principali esponenti della “Transvanguardia italiana”) presentato nella Sezione Freestyle della XVII Festa del Cinema di Roma, in corso di svolgimento dal 13 al 23 ottobre, segna il suo ritorno al cinema a distanza di 16 anni dal suo primo lungometraggio, “Quijote”, presentato alla 63^ Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia nel 2006.

A differenza di “Quijote” – una rilettura surrealista dell’omonimo romanzo di Cervantes – “La Divina Cometa” è un viaggio onirico tra passato e presente, con intenti comunicativi di più ampio respiro; nei prossimi mesi, infatti, “La Divina Cometa” verrà trasmesso sia sulla piattaforma RAI sia su quella Sky Arte, ed approderà anche nelle sale cinematografiche per alcune serate evento.

Quello ideato da Paladino è dunque un viaggio che si snoda prendendo a prestito l’iconicità delle arti visive, e non solo: si va dalla fotografia, alla pittura, alla musica, al teatro, ma anche alla poesia. Del resto, “Il cinema è paragonabile alla scultura. Creare un film è qualcosa di analogo ma è come plasmare la luce. Questo è quello che mi affascina: lavorare con la luce che si materializza, che diventa immagine, movimento, parola, suono”, “… uno schermo che viene dipinto (come per la pittura)”, ha recentemente dichiarato Paladino.

A far da guida nel viaggio, il Sommo poeta (impersonato da Sergio Vitolo), una presenza iconica durante l’intero lungometraggio, che osserva e sorveglia, muto, il vagare delle anime e delle idee: “Lasciate ogni speranza, voi c’hintrate” si legge sul muro di una fantasmagorica piazza.

Il film si apre con l’immagine di Dante su di una imbarcazione a vela latina che solca il mare guidato dalla “Bambina Cometa”. Un viaggio, il suo, tra i dannati che si sovrappone a quello di una famiglia in cerca di una casa introvabile, che ha il 25 come numero civico (come il Natale), che offre una serie di suggestioni, magiche, riconducibili alla tradizione popolare napoletana: “Te piace o presepe?” è la battuta di esordio del film (da: “Natale in casa Cupiello”, di Eduardo De Filippo). Ed è proprio la tradizione del presepe napoletano che fa da sfondo a questo viaggio allegorico senza tempo, ospitando i più diversi personaggi: dal Conte Ugolino a Giordano Bruno, da Shakespeare a Eduardo De Filippo, per citarne soltanto alcuni. Sì, perché il presepe napoletano ha assunto nel corso del tempo una dimensione altra rispetto alla semplice celebrazione della Natività; i suoi personaggi, infatti, sono anche lo specchio del tempo. I personaggi di Paladino vengono presentati negli spazi e nei luoghi più diversi: un campo sportivo, una grotta, una cava di materiali edili, negli acquedotti. Sorprendente è la cura impiegata nella traduzione dei diversi testi dalla lingua originale a quella napoletana: meravigliosa la traduzione in lingua napoletana dei versi della Divina Commedia.

Molto bella anche la sequenza dei quadri “recitati” (con le suadenti voci di Toni Servillo, Luigi Credentino, Giovanni Veronesi, Elio De Capitani…) a cui si accompagnano le musiche di Brian Eno, Bach, Loffler. E che dire dei motti quasi sussurrati: “Chi fa spettacolo si nasconde al pubblico, mostrandosi” … “Il coraggio di vivere nella bellezza e nella natura senza paura”.

Quello di Paladino è un messaggio che arriva dritto al cuore. Con la complicità di artisti del calibro di Francesco De Gregori, Nino D’Angelo, Alessandro Haber, Ferdinando Bruni e Giovanni Esposito, i “Magi” della Musica, della Poesia, del Teatro, del Nulla, ci invita a “vivere nella bellezza”, senza timore alcuno, e lo fa ricorrendo alle più diverse arti, riunendole in un caos artistico, con attori professionisti e dilettanti, musicisti ed intellettuali, ed una lampada magica sullo sfondo ad illuminare il tutto.

Un plauso, infine, anche alla sceneggiatura affidata a Maurizio Braucci.

Foto di scena ©Pasquale Palmieri


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