Iran, dove una ciocca di capelli “fuori posto” rappresenta quel sottile confine tra vita e morte. La triste vicenda di Masha Amini, ragazza 22enne giustiziata perché aveva “qualche capello di troppo” fuori dal suo hijab, ha catturato sin da subito l’attenzione dei media a livello globale. Reazioni importanti si sono avute partendo proprio dal popolo iraniano: dai cori sulle note di “Bella Ciao” alle migliaia di studentesse che hanno deciso di manifestare il proprio dissenso togliendosi il velo, fino ad arrivare poi al gesto simbolico di tagliarsi una ciocca di capelli. Gesto molto più che simbolico da quando si sono aggiunte le ciocche di milioni di persone da tutto il mondo : personaggi famosi, studenti, ragazze, uomini, giovani e anziani. In questi giorni si sono tenute in Italia diverse manifestazioni a sostegno delle donne iraniane, tutte unite da un unico comune denominatore: “Donne, Vita, Libertà”. Tra le manifestazioni più recenti non passa affatto inosservata quella dal titolo “Dona una ciocca di capelli per Masha e tutte le donne iraniane”, organizzata a Napoli dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II, alla quale ha aderito Articolo21.
“La cultura persiana sin dall’antichità prevede parità tra uomo e donna, è l’uso che chi era al potere ha fatto della religione ad aver causato la situazione attuale” – spiega Shayan K. – cittadino iraniano che vive da anni in Italia. Dello stesso parere anche Rozita Shoaei – cittadina iraniana residente a Napoli – che lancia un appello al nuovo governo: “Chi è al potere ci sostenga, il popolo iraniano è tutt’altro che la Repubblica Islamica”. Centinaia di studenti e studentesse hanno donato ciocche di capelli: “Andranno tutte all’Ambasciata Iraniana in Italia, lotteremo per diritti e libertà” – spiega la studentessa Jessica Imperato, direttrice dell’Associazione Asu. Interviene Luca Capone, studente di Scienze Politiche: “Credo che la mancata libertà in Iran possa certamente minare anche quella di tanti altri Paesi, la geopolitica ci insegna come il modo di pensare di un Paese possa influenzare altri”. Così come afferma Désirée Klain, giornalista e direttrice artistica del Festival Imbavagliati nonché responsabile di Articolo21-Campania: “Questa non è più soltanto una rivoluzione per non indossare il velo, è diventata significativa per abbattere l’intero regime”. Ebbene, in un’epoca storica in cui il raggiungimento di diritti e libertà dovrebbe essere qualcosa di già ampiamente superato, ci sono ancora Paesi come l’Iran dove ciò è ancora un difficile traguardo da raggiungere e dove se una donna muore a causa di poliziotti violenti viene dichiarato “deceduta per arresto cardiaco”. Sono già circa 400 le persone morte in questa rivoluzione in Iran ,ma così come urlano gli studenti: “Queste manifestazioni andranno avanti fino a quando non cambierà qualcosa e combatteremo sempre qualsiasi idea possa ledere i diritti”.
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