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Inchiesta – Europa a destra con un obiettivo: fine dei diritti e “Ripristino dell’ordine naturale”

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Tra poche ore prenderà il via il timing per la formazione del nuovo governo: riunione delle camere, scelta dei presidenti, consultazioni al Quirinale e incarico per formare il nuovo governo dove Giorgia Meloni è in pole position dopo la schiacciante vittoria del suo partito alle elezioni del 25 settembre.  Un’avanzata, quella dell’estrema destra in Europa, che ha già applaudito il successo dei Democratici svedesi che con il 20,54% ha sorpassato i suoi alleati arrivando al secondo posto subito dopo i solcialdemocratici che pur restando primi, non saranno in grado di governare dato che la colazione di sinistra è stata superata, anche se per poco, da quella della destra grazie proprio al leader Jimmie Åkesson, che è riuscito a dare una ripulita (quasi quanto Meloni in Italia) e far decollare un partito discendente dei neonazisti svedesi. Tasselli che si vanno ad aggiungere a regimi già consolidati, come quello del Pis in Polonia o di Fidesz in Ungheria, mentre in Francia e in Spagna scalpitano la destra di Marie Le Pen e il partito di Vox che non vedono l’ora di raggiungere il traguardo. Ma come è avvenuto il percorso di normalizzazione dell’estrema destra in Europa e a cosa punta veramente?

 

Il network anonimo Agenda Europa

Quello che si sta muovendo nella destra oltranzista attraverso una intricata rete di organizzazioni con consolidati rapporti di amicizia e collaborazione, è un progetto politico ambizioso che mira a spianare i diritti ripristinando quello che la rete che lega insieme numerosi gruppi di estrema destra nomina come il “Ripristino dell’ordine naturale”: un concetto che abbiamo sentito spesso in tanti discorsi pubblici (come quelli anche di Giorgia Meloni) che tradotto in soldoni sarebbe il principio di salvaguardia della “famiglia tradizionale” a tutti i costi. Creata nel 2013 a Londra, “Agenda Europa” è una rete paneuropea, cristiano-estremista, nata in maniera anonima e segreta, che convoca ogni anno un summit che riunisce le più importanti organizzazioni omofobiche e pro-vita in rappresentanza di movimenti dell’ultra destra. I documenti rivelano che Agenda Europa è composta organizzazioni conservatrici non governative che lavorano contro vari aspetti dei diritti umani: organizzazioni divise in “pro vita” e “pro famiglia” che coinvolgono più di 30 paesi europei e con un blog in cui i membri condividono il manifesto intitolato “Restoring the Natural Order”. Un documento composto da 134 pagine, anonimo, non datato e senza marchio che però fornisce una prospettiva legale dettagliata.

 

Gudrun Kugler

Basata su rigidi criteri di severa segretezza, “Agenda Europa” nasce da una riunione con 20 leader antiabortisti Nord Americani ed Europei con a cuore “sviluppare un gruppo di pensiero europeo di ispirazione cristiana” per “ideare nuove strategie riguardo i movimenti antiabortisti europei”. Organizzato dalla conservatrice austriaca e attivista cattolica Gudrun Kugler, e dallo statunitense Terrence McKeegan, la riunione londinese doveva essere “strettamente riservata”, e quando appare il blog “Agenda Europa” che critica aspramente ogni progresso in materia di salute riproduttiva, diventa un punto di riferimento per tutti gli altri. Tra le sue fila si contano leader politici e funzionari governativi di tutta Europa, con il supporto di alti prelati. I suoi metodi di propaganda sono chiari: imputare a chi appoggia i diritti delle donne e i diritti civili di essere discriminatori e intolleranti verso i cristiani (cristianofobici), e nominare i divieti che loro vogliono imporre come “diritti” da rivendicare. Non solo perché come metodologia è fondamentale etichettare gli avversari come “violenti” e se stessi come “vittime” che lottano contro un sistema totalizzante e discriminatorio. Il motto principale è “Usiamo le armi dei nostri avversari e rivolgiamole contro di loro” e il metodo è quello di rifarsi una facciata di credibilità nei confronti di elettori che non sono in grado di ricostruire una strategia ben precisa: la loro.

 

Ramificazioni nelle istituzioni

Nel 2014 il summit si svolge nel castello di Fürstenried nei dintorni di Monaco, quello del 2015 è a Dublino mentre quello del 2016 viene ospitato dall’organizzazione polacca Ordo Iuris a Varsavia. La maggioranza è cattolica ma sono coinvolti anche i principali rappresentanti dei tradizionalisti protestanti e ortodossi. “Agenda Europa” però si evolve e diventa il principale centro organizzativo contro i diritti umani coordinando le principali ong per portare avanti i “veri diritti”, includendo politici e leader di partiti di destra, e con una rete di parlamenti sia a livello nazionale che del Parlamento europeo.

Come Luca Volontè della Fondazione Novae Terrae (la stessa a cui ha partecipato il senatore della Lega Simone Pillon), ex parlamentare Udc condannato a 4 anni di carcere per corruzione internazionale. Ma anche il senatore irlandese Ronald Mullen, il vice ministro per gli Affari Esteri polacco Konrad Szymanski, Zejlka Markic, fondatrice del partito politico Croato HRAST, Paul Moynan, consulente politico per il Partito Europeo Conservatore e Riformista (ECR), e Jakob Cornides, funzionario della Direzione Generale per il Commercio alla Commissione Europea. Tra i big delle Ong di destra troviamo l’immancabile Ignacio Arsuaga di Hazte Or, grande amico di Meloni, e Brian Brown dell’Organizzazione Nazionale per il Matrimonio (NOM): entrambi nei vertici del Congresso mondiale delle famiglie (quello che abbiamo avuto a Verona nel 2019 per intenderci).

 

Ma i loro scopi principali quali sono?

Gli obiettivi principali sono presto detti: cancellare il diritto al divorzio, l’accesso ai contraccettivi, le tecniche di riproduzione assistita, l’aborto, redimere lesbiche, gay, bisessuali, transgender o intersessuali (LGBTI), affermare una volta per tutte la necessità di difendere il matrimonio sempre (trascurando anche la violenza domestica se c’è), quindi impedire la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e far togliere l’adesione a chi l’ha già ratificata, premere contro la legislazione sulla parità, contrastare le minacce derivanti dalle leggi contro la discriminazione, sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione dei cristiani e naturalmente rimettere la donna al centro della sua reale funzione: quella di madre di famiglia sottomessa al proprio marito padre-padrone, ristabilendo così “l’ordine naturale delle cose” ovvero la “famiglia tradizionale”, quella vera.

 

La famiglia tradizionale

Per loro sul matrimonio “il primo passo essenziale è riconoscere il suo scopo procreativo”: un’istituzione “che esiste nell’interesse dei bambini e, in una certa misura, nell’interesse delle madri che crescono i figli”.

Matrimonio che è solo tra un uomo e una donna, e che è “non solo una delle tante opzioni per due persone che vogliono fondare una famiglia, ma è l’unica opzione moralmente accettabile”. Mentre sul divorzio il manifesto afferma che non esistono diritti umani internazionali che obblighino i paesi a consentire il divorzio, e che “la legislazione che consente a una persona di ottenere il divorzio con troppa facilità potrebbe essere considerata una violazione del diritto al matrimonio”. Mentre “l’uso di tecniche contraccettive artificiali è per natura un atto intrinsecamente immorale”, e l’aborto è vietato in caso di stupro, incesto, anomalia fetale o rischio per la salute della madre, in quanto “se interpretati liberamente, di fatto si avvicinano a permettere l’aborto su richiesta”.

 

I metodi di pressione

Uno dei metodi per ristabilire questo ordine è entrare nei governi e nelle istituzioni, nelle organizzazioni nazionali e internazionali (inclusa l’UE), cercando di creare leggi ad hoc o comunque influenzandone profondamente il contenuto e l’iter. Una strategia che sta producendo risultati concreti. Alcuni esempi? La legge polacca del 2016 per vietare l’aborto redatta da Ordo Iuris, il divieto di matrimonio omosessuale in diversi paesi dell’Europa centrale e oltre una dozzina di azioni simili a livello nazionale e in istituzioni europee, con la finalità precisa di limitare i diritti delle donne e delle persone LGBTI. “Ristabilire l’Ordine Naturale” propone quindi una cornice normativa basata sul concetto unificante di “Legge Naturale”, trascendendo così le considerazioni teologiche e confessionali specifiche dei membri. Un’azione che sta dando i suoi frutti, come dimostra l’esperimento polacco che può essere preso come punto di riferimento su quello che potrebbe diventare l’Europa auspicata da queste destre.

 

Il laboratorio della destra reazionaria: la Polonia

Dopo l’uscita dalla “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” da parte dell’Ungheria di Orban, la Polonia di Morawiecki non solo è riuscita con un colpo di mano del Tribunale Costituzionale a vietare l’aborto anche in caso di malformazione fetale, ma sta lavorando alacremente su un “Trattato sulla famiglia” da far adottare a tutti i paesi europei, contrapponendo questo documento alla Convenzione di Istanbul già ratificata da molti Stati, compresa l’Italia. Qualche anno fa il Sejm (Camera bassa del Parlamento polacco) ha votato la proposta di legge “Sì alla famiglia, no al Gender”, che autorizzava il Presidente della Repubblica, a uscire dalla Convenzione di Istanbul proponendo misure più adatte e chiedendo al governo di creare una squadra per scrivere una “Convenzione sui diritti della famiglia”.  Al posto della Convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza di genere firmata da 45 paesi, la bozza polacca mette sullo stesso piano violenza su donne, uomini, bambini, anziani, disabili, e cancella la nozione base della Convenzione di Istanbul per cui la violenza maschile è un fenomeno strutturale derivante da uno sbilanciamento tra i sessi. Tesi condivise dall’Episcopato polacco, in quanto la Convenzione attaccherebbe la religione malgrado dica solo che non può essere invocata per giustificare abusi e molestie.

 

Trattato sulla famiglia vs Convenzione di Istanbul

Un Trattato sui diritti della famiglia che la Polonia ha proposto, attraverso una lettera ufficiale inviata dal Primo Ministro Morawiecki a Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Croazia. Lettera che introduce concetti di “delitto contro la famiglia”, “diritto del bambino al concepimento”, “protezione del matrimonio tra donne e uomini”. Iniziativa che ha suscitato l’interesse di Ungheria, Slovacchia, Bulgaria, Lettonia e Lituania, e che potrebbe creare un’alleanza nell’Europa centro-orientale, bloccando l’espansione dei diritti e mettendo in grossa difficoltà la stessa Convenzione di Istanbul. Un Trattato in cui in cui si indica l’indebolimento della “famiglia tradizionale” come causa della violenza domestica che può essere risolta dando al padre un maggior controllo sui figli, e rifiutando le relazioni omosessuali e l’aborto.

 

Il potente istituto giuridico di Ordo Iuris

A lavorare sulla redazione di questa “Convenzione sui diritti della famiglia” auspicata dal governo di destra del PiS (Prawo i Sprawiedliwość), è Ordo Juris, il potente istituto giuridico che con il suo gruppo di avvocati ha scritto diversi progetti di legge in questa direzione. Un Trattato sottoscritto da molte organizzazioni di estrema destra in Europa, convinte che la violenza domestica sia causata dalla mancanza di una forte concezione dell’unità familiare corrispondente al modello tradizionale (quello dell’ordine naturale) composto da padre, madre e figli. Gli autori di questo trattato affermano che le cause della violenza non sono legate alla disuguaglianza di genere strutturale ma a “patologie” come pornografia, alcool, droghe e sessualizzazione delle donne nei media e nel pubblico, e che è fondamentale estirpare queste deviazioni che comprendono anche aborto e omosessualità. L’articolo 37 chiede ai paesi di cooperare per garantire la responsabilità penale per coloro che eseguono aborti e l’articolo 14 chiede alle autorità pubbliche di “non influenzare, in alcun modo, la riduzione della fertilità o rendere difficile per le famiglie avere figli”. Convenzione sui diritti della famiglia appoggiata e sottoscritta già da diversi attivisti di destra come lo spagnolo Ignacio Arsuaga (HazteOir e CitizenGO) e Gregor Puppinck del Centro europeo per Law and Justice. Convenzione alternativa presentata già al Parlamento europeo dove  l’istituto giuridico polacco sta anche guidando una campagna che chiede alla Commissione europea di interrompere gli sforzi per ratificare la Convenzione di Istanbul perché la paura più grossa è che se l’UE ratificasse la Convenzione per il contrasto alla violenza sulle donne, anche gli Stati membri che non l’hanno ratificata autonomamente, dovrebbero attuarla.

 

Contro l’aborto: chi ha firmato amici curiae

Ordo Iuris però non ha lavorato solo per arginare la Convenzione di Istanbul, perché ha redatto anche la proposta di legge del 2016 (“Protezione Universale della Vita”) per azzerare l’aborto in Polonia e nel dicembre 2020 ha presentato al Tribunale Costituzionale polacco la chiave per bandire l’interruzione di gravidanza in Polonia con amici curiae (argomentazioni giuridiche). Ma che cos’è amici curiae? Agata Bzdyń, avvocata della Corte europea dei diritti umani a Strasburgo, spiega: “È un’opinione utilizzata per fornire a un tribunale argomenti su cui si dovrebbe basare la sua decisione. L’istituto giuridico Ordo Iuris segue da tempo questa prassi, anche a Strasburgo, dove chiede spesso che venga depositato il proprio parere redatto ad hoc dai suoi avvocati. Ho esaminato una serie di richieste di questo tipo e conosco i metodi di manipolazione verbale che Ordo Iuris usa a sostegno delle sue affermazioni”.

 

A sostegno di amici curiae contro l’aborto hanno firmato una rete internazionale di attivisti di estrema destra: 31 organizzazioni. Tra le firme ci sono il professor Bogdan Chazan, direttore di MaterCare (organizzazione internazionale di ginecologi cattolici registrata in Canada); Patrik Daniska, presidente dell’Human Rights and Family Policy Institute (HFI); la Fondazione Slovakia Christiana, creata dalla Fondazione Padre Piotr Skarga dell’Istituto di Educazione Sociale e Religiosa di Cracovia; la croata In the Name of the Family; Vigilare Foundation, fondazione sussidiaria dell’Associazione Piotr Skarga; la rete Voice of the Family, che rappresenta un’opposizione organizzata a Papa Francesco e propone l’obbedienza e la verginità di Santa Maria come modello per le donne; il lituano Free Society Institute; Alix Lejard dell’organizzazione francese Femina Europa.

 

Francesca Romana Poleggi

Ma anche Francesca Romana Poleggi della Pro Vita & Famiglia italiana (tra gli organizzatrici del Congresso mondiale delle famiglie); Sharon Slater di Family Watch International (organizzazione che in Uganda che ha condotto una campagna per punire gli omosessuali con l’ergastolo, come riportato da “Open Democracy”); gli americani Population Research Institute e la Personhood Alliance (ala radicale del movimento anti-aborto negli Usa che si batte per escludere l’aborto anche a seguito di stupro o incesto); Stefano Gennarini, direttore dell’American Catholic Family & Human Rights Institute (potente lobbista dietro le quinte delle Nazioni Unite).

 

Come nasce Ordo Iuris?

L’Istituto è in grado di sviluppare pacchetti legislativi complessi da sottoporre al Parlamento, e ha membri che sono in grado di infiltrarsi nei contesti decisionali in quanto strettamente legati al Partito Legge e Giustizia (PiS) al governo dal 2015. Come Aleksander Stępkowski: avvocato, docente all’Università di Varsavia, co-fondatore e primo presidente dell’Istituto Ordo Iuris, è stato Sottosegretario al Ministero degli Esteri tra il 2015 e il 2016, e poi nominato giudice della Corte suprema nel 2019, primo presidente della Corte suprema nel 2020 e portavoce della Corte suprema nello stesso anno. Ordo Iuris quindi non è solo un istituto appartenente a “Agenda Europa” ma è una potente organizzazione dell’ultra destra cattolica che lavora con una larga schiera di organizzazioni affini nel mondo, oltre ad avere ramificazioni in Estonia, Slovacchia, Svizzera, Croazia e Paesi Bassi, con l’obiettivo di espandersi nel resto d’Europa (come dimostrano le transazioni finanziarie verso la Lituania e la Slovacchia di circa 100.000 euro in un anno).  Non solo perché Ordo Iuris è anche alleata di ADF International, l’Alliance Defending Freedom che sostiene gli oppositori dei diritti sessuali e riproduttivi in tutto il mondo, e che nel 2017 ha ottenuto lo “status consultivo speciale” presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

 

Tradition, Family and Property

Nato nel 2013 dalla Fondazione Padre Piotr Skarga con un un finanziamento iniziale di 50.000 zloty polacchi (10.000 sterline), Ordo Iuris in realtà ha il suo battesimo in Brasile sotto l’ala protettiva della Tradition, Family and Property (TFP): una rete transnazionale di ultraconservatori fondata nel 1960 da Plinio Corrêa de Oliveira, che riunisce 40 organizzazioni cattoliche e che da anni collabora con l’estrema destra, a partire dai regimi dell’America Latina.

 

“La TFP non è una normale organizzazione non governativa ma è un motore politico che idealizza uno stile di vita medievale, e aspira a infliggere la propria ideologia a tutti gli altri”, dice Neil Datta, segretario del Forum parlamentare europeo per i diritti sessuali e riproduttivi. Fondata come movimento ultra-cattolico caratterizzato dalla fusione di conservatorismo sociale e iper-liberalismo economico, la TFP (che ha come simbolo il leone rampante dorato come Ordo Iuris) è partita dall’America Latina alla conquista dell’Europa alla fine degli anni ‘90 dopo la morte del suo fondatore, diventando una delle reti più attive contro i diritti sessuali e riproduttivi delle donne e contro le persone LGBTQI. Rete a cui sono legate anche la croata Vigilare e la Fondazione SPTK per la protezione della famiglia e della tradizione in Estonia. Negli anni ‘80, la TFP è stata accusata di essere coinvolta nell’attentato a Papa Giovanni Paolo II: accuse che sono state respinte, anche se in rapporto del 1985 i vescovi brasiliani la descrivono pericolosa per il suo “carattere esoterico” e per il “fanatismo”.

 

Ma dove prendono i soldi?

A finanziare queste organizzazioni della destra ultraconservatrice sono miliardari, aristocratici e oligarchi. Per quanto riguarda il “Restoring Natural Order: an Agenda for Europe”, che raggruppa un po’ tutti, è difficile sapere da dove vengono i soldi perché molti dei loro donatori vogliono rimanere anonimi. D’altro canto “Open democracy” avrebbe dimostrato che gran parte del denaro proviene dalla destra cristiana negli Stati Uniti: miliardari molto vicini al Partito Repubblicano. Famiglie che creano fondazioni negli Stati Uniti, che a loro volta danno soldi ai a ONG che li investono in Europa collaborando con organizzazioni europee o creando i propri uffici in Europa, come il Centro europeo per il diritto e la giustizia (ECLJ) e l’Alleanza per la difesa della libertà (ADF), entrambi con sede a Bruxelles. Eppure al primo incontro di Londra per fondare “Agenda Europa” troviamo Vincente Segu, a capo dell’organizzazione messicana Incluyendo Mexico con salde relazioni con il miliardario Patrick Slim Domit (figlio di Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo); l’Arciduca Imre e sua moglie, l’Arciduchessa Kathleen, della famiglia Asburgo Lorena; Oliver Hylton ex gestore patrimoniale di Sir Michel Hintze, finanziatore del Partito Conservatore in UK. Mentre nel 2014 troviamo anche Alexey Komov, responsabile della Grande Fondazione di Carità di San Basilio in Russia vicino al ricchissimo oligarca di estrema destra Konstantin Malofeev, e Luca Volontè ex parlamentare fondatore di Novae Terrae (FNT). Una risorsa di fondi inesauribile è infatti la Russia, con oligarchi vicini al Cremlino che hanno creato fondazioni investendo in Russia e in altri paesi europei. Tra i più importanti ci sono Vladimir Yakunin, con la fondazione Istoki che finanzia il movimento anti-aborto Sanctity of Motherhood Program.

 

fonte: DonnexDiritti Network (inchiesta rivista 12/04/2022 per Articolo21)

 

 

 


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