Chi non ha ballato fino a perdifiato i Tears for Fears, saltando e urlando “SHOUT, SHOUT let it all out” o si è fatto trasportare dal sound di “Mad world” o “Everybody wants to rule the world”? Su questa colonna sonora che ha segnato un’epoca e i suoi miti, Emanuel Gat costruisce il suo ultimo spettacolo LOVETRAIN2020.
Dopo aver lavorato su musiche contemporanee e partiture classiche, durante la pandemia sceglie il groove e l’energia degli anni’80, per risvegliare una comunità dall’isolamento e dalla sofferenza, ma anche dal catastrofismo e dalla visione apocalittica che regna nel mondo.
Affonda nel conosciuto e nel pop, per risvegliare corpi e anime dormienti, paralizzate e anestetizzate. Quale migliore scelta?
Il famoso gruppo inglese, nato nel periodo della “Lady di ferro” Margaret Thatcher, rappresenta una rivoluzione generazionale, che si oppone a dogmi, tradizioni, regole sociali, moralismo. Un ritratto giovanile alla ricerca di libertà sessuale, che mette il piacere e la leggerezza al centro del suo manifesto con un corpo libero di amare, di osare con look provocanti che svelano identità nascoste, rendere visibile l’omosessualità.
Tutto questo attraverso le icone del pop, Madonna, Prince e molti altri che hanno fatto della trasgressione la loro caratteristica. Nei video compaiono figure ibride, unisex; si parla finalmente di aids, di sesso, di promiscuità, di gender fluid.
In questo spettacolo Gad ci parla di tutto questo con sobrietà ed eleganza, lasciando che sia il movimento fine, delicato, leggero, a comunicare, grazie alla collaborazione della compagnia, artefice con lui della partitura coreografica. Non ostenta, lascia che siano i tessuti abilmente drappeggiati a raccontare e che lo spazio di ogni personalità differente emerga dallo studio del movimento durante gli assoli.
Emanuel Gat ci avvicina ad un fruizione semplice, grazie alla bravura dei quattordici interpreti, frutto di stili e linee molto diversi. In modo particolare, gli interpreti maschili lasciano senza parole per la loro qualità di movimento nei vari assoli, dando luce a ricerche stilistiche e tecniche personali, che arricchiscono notevolmente l’ensemble.
Meno interessante e scarna la drammaturgia, un alternarsi di assoli e brani corali e piccoli duetti, scanditi dai brani musicali e alternati a rigoroso silenzio.
Quando la colonna sonora è così popolare, il rischio di cadere in un utilizzo semplicistico della musica è molto grande; bisogna resistere agli accenti, ai ritornelli epici e spesso allontanarsi dalla partitura musicale e lavorare in opposizione. Purtroppo, nei brani corali, il gruppo spesso viene “dominato” dai ritornelli e non riesce a evitare un uso prevedibile degli accenti e, come accade nel musical, cavalca l’onda emozionale dei brani cantati.
A sostenere l’opera ci sono i magnifici costumi disegnati e realizzati da Thomas Bradley; gonne, sovragonne e sottogonne, per gli interpreti maschili soprattutto, rappresentano un tratto caratteristico del personaggio e sono integrati perfettamente nel lavoro coreografico, creando immaginari barocchi di broccati e drappeggi sovrapposti.
Durante tutto lo spettacolo i costumi cambiano, per sottrazione o sovrapposizione, in un trionfo di linee, voulant, pezzi mancanti, svolazzi, creando sempre un nuove dimensioni e volumi.
Il piano luci è il secondo sostenitore di Lovetrain2020: perfetto e preciso, è studiato dallo stesso Gat, con un fondale diviso in quinte che permette un’azione anche sul fondo palco, creando prospettiche di azione e luce. Al Festival di Montpellier, dove debutta, LOVETRAIN 2020 viene osannato dalla critica, e descritto come una comédie musicale contemporaine, un genere a noi sconosciuto. Pochissimi autori in Italia osano accostare la parola contemporaneo a commedia musicale: Roberto Castello nel suo ultimo Inferno, Giorgio Rossi con la sua giocosità musicale, Silvia Gribaudi con la sua ironia dissacrante.
Il pubblico al termine dello spettacolo, gioisce, sorride, canta, ancora sul ritmo dei Tears for Fears, gode di questo raro momento di leggerezza, porta a casa un carico di ricordi degli spensierati e colorati anni ’80 con una ventata di giovinezza ed allegria.
LOVETRAIN2020
TorinoDanza Festival – 23 settembre 2022
coreografia e luci Emanuel Gat
creato con e interpretato da Eglantine Bart, Thomas Bradley, Robert Bridger, Gilad Jerusalmy, Péter Juhász, Michael Loehr, Emma Mouton, Eddie Oroyan, Rindra Rasoaveloson, Ichiro Sugae, Karolina Szymura, Milena Twiehaus o Ashley Wrigh, Sara Wilhelmsson, Jin Young Won
musiche Tears for Fears
costumi Thomas Bradley
Emanuel Gat Dance
coproduzione Festival Montpellier Danse
2020, Chaillot – Théâtre national de la Danse, Arsenal Cité musicale – Metz Theater Freiburg