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Daphne Caruana Galizia. Cinque anni sarebbero dovuti bastare

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Il sistema giudiziario a Malta si è dimostrato miseramente inadeguato per occuparsi di un crimine mafioso sulla scala dell’assassinio per mezzo di un’autobomba di Daphne Caruana Galizia. Il prossimo 16 ottobre saranno cinque anni da quel tremendo pomeriggio assolato quando la valle idillica di Bidnija è stata bruciata dal fuoco che ha consumato un’auto e la giornalista che si trovava all’interno.
Proprio sei settimane dopo l’assassinio, tre cospiratori sono stati arrestati e accusati di omicidio. È stato un miracolo dell’investigazione forense, considerando che Malta è nota per il suo primato estremamente scarso nel sorvegliare le guerre di bande criminali. La rapidità con cui Alfred e George Degiorgio e il loro complice Vincent Muscat sono stati arrestati, si deve all’aiuto di esperti europei ed americani che hanno sfruttato gli errori commessi dagli assassini.
Toccava poi alle autorità maltesi di processare i tre assassini. Uno di loro ha ammesso il suo coinvolgimento e ora sta scontando solo quindici anni di carcere in cambio di testimonianza contro i suoi complici. Il processo nei confronti degli altri due dovrebbe verificarsi nei prossimi giorni. Ma qui non si può mai essere certi di niente.
Ugualmente incerta è la data del processo nei confronti di altri complici arrestati durante questi cinque anni, in particolare quello del boss Yorgen Fenech considerato come quello che aveva commissionato e pagato per l’assassinio per occultare le tangenti consegnate ad ufficiali statali altolocati in cambio di contratti statali lucrosi.
In cinque anni, molte delle indagini di Daphne interrotte dal suo assassinio sono state riprese e completate da altri giornalisti. Ripetutamente, nuove prove che sono emerse, hanno dato ragione a lei. E nonostante questo, le autorità locali non hanno proceduto contro l’ex presidente del consiglio Joseph Muscat e contro i suoi “amici”, i quali sono sospettati di molteplici accuse di corruzione. Tutti quanti negano qualsiasi forma di misfatto.
Il successore di Joseph Muscat, Robert Abela, ha aderito solo a parole al bisogno di giustizia e di riforme per assicurarsi che Malta non sia un paese pericoloso in cui i giornalisti possono svolgere il loro lavoro. Eppure, le sue azioni rivelano una politica con cui tutto passa sotto silenzio.
Il suo governo si sta muovendo velocemente per far passare in parlamento un numero di cambiamenti legislativi che, secondo lui, proteggeranno i giornalisti a Malta. Ma giornalisti, artisti e persone che fanno campagna per la libertà di stampa affermano che le leggi sono inefficaci intenzionalmente e che il minimo che il governo possa fare è aprire le bozze di legge ad una consultazione pubblica cosicché ai giornalisti venga data almeno la possibilità di partecipare alla stesura delle leggi che dovrebbero proteggerli.
Il commissario del consiglio d’europa per i diritti umani si è unita al coro di voci che insistono che il governo debba prima consultare il pubblico e gli stessi giornalisti prima di cambiare delle leggi per regolamentare il giornalismo.
Il governo maltese non ha fatto nessun annuncio che si farà qualcosa in occasione del quinto anniversario dell’assassinio di Daphne Caruana Galizia. Attivisti della società civile, al contrario, stanno organizzando vari eventi pubblici. I partecipanti agli eventi che si terranno al monumento commemorativo di Daphne includono la presidente del parlamento europeo, Roberta Metsola. Parteciperanno anche Maria Falcone, la sorella del giudice ucciso dalla mafia trent’anni fa, Luca Perrino dell’Associazione Culturale Leali delle Notizie che ha conferito il premio Daphne Caruana Galizia per il coraggio nel giornalismo dall’anno della sua morte nel 2017, e Carole Cadwalladr, la celebre giornalista inglese che ha esposto lo scandalo dell’intrigo di Facebook e di altri mezzi di comunicazione sociale per condizionare l’esito delle elezioni generali.
Gli eventi possono essere seguiti sui social media della ong, Repubblika, su facebook.com/Repubblika.


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