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Conflitto di interessi, il ministro Crosetto minaccia querele. Il Domani: “Non ci faremo intimidire”

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Guido Crosetto minaccia azioni legali contro «direttori, editori e giornalisti» italiani. Dopo la pubblicazione sul quotidiano Domani, giovedì 27 ottobre 2022, dell’inchiesta a firma di Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian dal titolo “Così il nuovo ministro della Difesa Guido Crosetto ha incassato milioni di euro da Leonardo”, l’esponente di Fratelli d’Italia impugna lo smartphone e twitta: «Ho dato mandato allo Studio Legale Mondani perché sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione. Il mio ora è un’obbligo Istituzionale: quello di difendere il Dicastero».

L’apostrofo «di troppo» è autografo, come riconosce un paio d’ore dopo lo stesso ministro, che pure non smentisce il contenuto dell’articolo contestato. L’inchiesta – riassume il quotidiano diretto da Stefano Feltri – evidenzia i compensi ottenuti da Crosetto fino al 2021 per le consulenze all’azienda Leonardo, il colosso degli armamenti italiano e uno dei più importanti fornitori del ministero assegnato al cofondatore di FdI.

Oggetto del contendere un potenziale conflitto di interessi, che il 21 ottobre, sempre su Twitter, il neo ministro annuncia di aver risolto rassicurando «tutti quelli che (non per amore) me lo stanno chiedendo: mi sono già dimesso da amministratore, di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito».

Meno di una settimana dopo l’inchiesta del Domani e l’annuncio di azioni legali. «Il primo atto di Crosetto da ministro della Difesa è provare a intimidire i giornalisti che si occupano di lui. Missione fallita», cinguetta il direttore Stefano Feltri, che sul sito del quotidiano si legge in un comunicato: «Crosetto non smentisce nulla. Ma scrive di aver coinvolto gli avvocati. Perché lo fa? Perché così gli altri media vengono scoraggiati dal riprendere le notizie dell’articolo di Domani».

Alla redazione de Il domani va la solidarietà di Articolo 21. La vicenda che ha come protagonista il Ministro dimostra il vero volto della politica e il rispetto per la libertà di informazione. Si spiega meglio perché non è stata ancora approvata la legge contro le querele bavaglio, ora più a rischio che mai.

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