Assange «circonda» parlamenti e coscienze

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Lo scorso sabato 8 ottobre a Londra 12.000 persone (è la stima dell’ex ambasciatore britannico Craig Murray) hanno manifestato a Londra per la libertà di Julian Assange. È stato circondato simbolicamente il parlamento, per testimoniare l’abnormità della situazione in cui si trova il fondatore di WikiLeaks, detenuto da tre anni nella prigione speciale di Belmarsh, chiamata la Guantanamo inglese, in attesa del completamento dell’iter giudiziario. Siamo nella fase dei ricorsi della difesa, che vedono protagonista Stella Morris, moglie del giornalista e prestigiosa avvocata.

Rimane sempre aperta la strada dell’interpello verso la corte europea dei diritti umani, l’eventuale ultima spiaggia per evitare l’estradizione negli Stati Uniti dove pende la condanna a 175 anni di reclusione. Di fatto una condanna a morte, senza l’iniezione letale o la sedia elettrica, ma con una cinica e lenta agonia.

Come se non bastasse, proprio Stella Morris ha informato che il marito ha il Covid, vivendo in una cella angusta e in una situazione igienica precaria. Tra l’altro, le condizioni di salute sono preoccupanti, con rischi persino suicidari.

Insomma, il girotondo londinese ha evidenziato un certo cambiamento del clima di opinione. Si sta infrangendo il muro che ha tenuto separata in un apposito girone infernale la vicenda di WikiLeaks, come se riguardasse la politica criminale e non il sacrosanto diritto di cronaca.

Il 29 di settembre al cinema Aquila di Roma si è svolta una riuscita assemblea, ricca di contributi e di testimonianze. A Ponte San Nicolò in provincia di Padova, si tiene una delle diverse iniziative che vedono in prima fila Stefania Maurizi, autrice del prezioso volume «Il potere segreto» (2021) in cui si ricostruisce la terribile storia politica e legale.

Sabato 15 ottobre, poi, vi sarà una manifestazione non stop promossa da Amnesty International, l’associazione Free Assange con la rivista Left, che

raccoglierà interventi da numerose parti del mondo,con l’intenzione di amplificare la campagna nata spontaneamente. Seguirà la conferenza stampa indetta dal comitato «La mia voce per Assange», che ha raccolto centinaia di adesioni all’appello lanciato dal premio Nobel per la pace Pérez Esquivel e raccolto un gran numero di video di sostegno con il volto e la voce di personalità della cultura e dello spettacolo.

La lotta continua, dunque. E non può fermarsi proprio ora che la guerra in Ucraina scatenata dall’aggressione della Russia rende – se mai- di sconvolgente attualità lo sforzo e l’impegno di Assange.

Se proprio grazie alle rivelazioni di WikiLeaks si è avuta contezza dei crimini e dei misfatti perpetrati dagli Stati Uniti e dagli alleati in Iraq e in Afghanistan, risulta oggi più che mai debole o assente l’informazione sui conflitti in corso.

Il giornalismo è troppo spesso embeddede non conosciamo molto di ciò che accade. Anzi. Le immagini sono volte a creare comprensibili reazioni angosciate piuttosto che a documentare quanto avviene.

Purtroppo, solo a dire o a scrivere simili parole si è accusati di parzialità filo Putin, mentre si rimuove il deficit grave di conoscenza su un pezzo della dilagante terza guerra mondiale. Ed è diventato pressoché normale evocare l’utilizzo delle bombe atomiche.

Ecco perché Assange è considerato un nemico pubblico. Se esistesse ancora il lavoro preziosissimo svolto per anni da lui e dai suoi collaboratori sapremmo probabilmente cose che devono rimanere segrete.

Per questo la liberazione del giornalista australiano è un imperativo categorico per difendere un essenziale principio di libertà e per ridare ruolo e valore ad un’informazione davvero libera e indipendente.

Nell’età della rete e degli algoritmi si sente l’urgenza di ripristinare il metodo dell’inchiesta e della ricerca delle fonti, come criterio valido sempre e non a seconda dei governi o delle maggioranze politiche.

Anche per questo è indispensabile una straordinaria manifestazione per la pace, che contenga tra i punti essenziali il caso di Julian Assange. La buona informazione è un presupposto essenziale per la convivenza tra gli esseri umani.


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