Oggi è l’anniversario dell’ uccisione di Anna Politkovskaja, la cronista del giornale di opposizione Novaia Gazeta freddata sotto casa a Mosca il 7 ottobre 2006. La giornalista ha denunciato per anni la deriva autoritaria del governo di Putin e le violazioni dei diritti umani nella Cecenia. Aveva ricevuto diverse minacce di morte ed era invisa al luogotenente di Putin in Cecenia, Ramzan Kadyrov. Per l’assassinio sono state condannate sei persone, molte delle quali cecene.
Due gli ergastoli: al presunto killer, Rustam Makhmudov, e allo zio di questi, Lom-Ali Gaitukayev, considerato l’organizzatore.
Anna Politkovskaja, uccisa all’età di 48 anni, aveva fra l’altro lavorato a una rigorosa inchiesta sulla corruzione in seno al ministero della difesa e del contingente russo in Cecenia. Nella sua lunga attività di paladina dei diritti umani nella piccola repubblica caucasica, si era fatta molti nemici, sia fra le forze russe che fra i guerriglieri.
Nel 2000 aveva vinto il premio ‘Penna d’oro’, l’equivalente russo dell’americano Pulitzer. Aveva anche scritto un libro dal titolo evocativo: ”Viaggio all’inferno – diario ceceno”, nel quale aveva denunciato dettagliatamente gli abusi compiuti dalle forze armate russe contro la popolazione cecena.
Era il #7ottobre del 2006 quando #AnnaPolitkovskaja venne uccisa con quattro colpi di pistola nell’ascensore del condominio dove abitava, nel centro di Mosca.
Una reporter che non ha mai abbassato la voce. pic.twitter.com/DGUw9F4Ble— Amnesty Italia (@amnestyitalia) October 7, 2022