I poeti non muoiono mai, come bronzi nel mare sommersi, i versi riemergono sempre, dal fondo abissale e scuro dei nostri cassetti, o in altro parlare d’altri umani, d’altre ere future, che ci aspettano, pacati e impazienti di nuovo dire, che riecheggia il vero poetare, già al primo vagito.
Ben oltre il mezzo del cammin, incoercibile esplose poderoso tuo verso, al mezzo secolo giunto, in quegli anni che destino volle incontrarci, come te quell’anno il grande Presidente, onore e dovere sempre guidarono entrambi, eroi presenti di grande sentire, luce e voce all’umanità dolente.
Come incoercibile morbo, tua grandezza mi colse e prese a contagio, e mi costrinse a vergare pensieri, come cenere di lava, sul candore sparsi, come nel tuo mese di gennaio, sempre amato mago vulcano, che bianco sottende il più nero contrasto e che parlava per tua interposta persona.
Energia perenne sta nel tuo verso, che si trova sempre e in ogni dove, in qualunque tuo scritto, come anche e con certezza nei tuoi quaderni di scolaro e nel forte polemico sentire e dire, d’onesta letteraria visione, nelle battaglie morali, per l’amor della scienza, che sempre serve cultura.
Al mezzo secolo mancano ancora, pochi anni al nostro primo incontrarci, sempre allegro e sperante in altre mete, arte per umani incuranti, dotati di poche certezze, prossime al nulla, sommano limitate visioni a speranze; il bronzo dei tuoi versi a loro servirà, dai passati sino ai futuri millenni.
Perduto amico, grande dolore, ma tuo immenso lascito, ancora e sempre, ci accompagna, impossibile celare, grandioso ergersi di siderali montagne, che svettano luminose e serene, sopra le nebbie fumose, dei servi del nulla che avanza, ma che nulla potrà contro vero poeta.
Come nocchiero dei bronzi, lascito sempre porti e dai, prezioso carico e dono, a noi felici coevi e per chi dopo verrà, sorgendo il dubbio che forse, con ogni umana incertezza, gli antichi poeti sanno apprezzarti, perché, come e con te, anche loro certamente, sono ben vivi e presenti, e tu tra di loro.