Il “rischio Ungheria” non è un’esagerazione di chi “vede fascisti ovunque in tempi in cui servono pragmatismo e compromessi”. Eh no.
Non è così come qualcuno tenta di propagandare e avvalorare con tesi del tipo: che “la marea nera” che si sta abbattendo sul nostro paese non sia poi così nera…
Ma andiamo per gradi.
Che Giorgia Meloni sia ispirata dal “modello Ungheria” è un fatto.
E ciò che è accaduto negli ultimi anni nel Paese guidato da Viktor Orban é incompatibile con trattati internazionali e statuti dell’Unione Europea. È esattamente il contrario delle democrazie.
Orban ha trasforma uno stato membro in dittatura e ha dimostrato ampiamente di non avere requisiti per restare in Europa..
Eppure l’Ue non ha il coraggio di assumere una posizione forte, che vada oltre qualche sterile è innocua sanzione.
Per capire quanto pericolosa sia la deriva ungherese riproponiamo la testimonianza di un giornalista che ben conosce i rischi di opporsi al regime sotto mentite spoglie di democrazia di Orban. A cominciare dall’approvazione del decreto che durante la pandemia di Covid 19 gli ha conferito “pieni poteri” a tempo illimitato aggirando l’iter parlamentare previsto per questo genere di provvedimenti.
Uno stratagemma per consolidare la sua leadership e imbavagliare l’informazione, piuttosto che combattere il virus.
La legge passò a larga maggioranza, 137 voti a favore e 53 contrari, ed era stata presentata come “una misura necessaria per contrastare la pandemia di coronavirus” ma chi ben conosceva il piglio autoritario del primo ministro ultra-nazionalista, allergico alla stampa libera e ai migranti, aveva compreso subito quale utilizzo avrebbe fatto dei poteri illimitati che si era riconosciuto. A cominciare dalla legge bavaglio che prevedeva sono a cinque anni di carcere per chi avesse diffuso notizie ritenute “false” sul Covid 19 e sull’azione del governo per contrastarlo.
Con quel decreto ha rafforzato la sua presa sul Paese. Una morsa che soffoca ogni libertà.