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Programmi/Editoria: Verini (PD) lancia la proposta di una bicamerale dell’informazione

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di Claudio Sonzogno *

‘’Ritengo sia giunto il momento di promuovere una riforma organica che abbia l’obiettivo di proteggere davvero questo settore così nevralgico per la nostra democrazia. E ciò lo si può fare difendendo e promuovendo la qualità e la correttezza dell’informazione, il pluralismo informativo e la tutela di tutti i lavoratori, a partire dai non garantiti. Del resto l’architettura su cui si basa il sistema dell’informazione nel nostro Paese è ferma al 1963. Servirebbe lanciare una sorta “di bicamerale per l’informazione” in cui riportare al centro del dibattito istituzionale e politico nazionale questi temi così importanti.’’ Lo sostiene nell’intervista a ‘’Prima’’ sul programma del PD per l’editoria, l’on. Walter Verini, tesoriere del partito, già giornalista e direttore di testate radiotelevisive, candidato ora al Senato.

Secondo Verini per il PD l’editoria giornalistica è strategica per irrobustire il sistema democratico e la crescita civile del Paese. ‘’Questa consapevolezza – rileva – c’è nel programma del PD. La nuova legislatura dovrà tradurre questa consapevolezza (prevalentemente nostra)  in atti e fatti concreti, da parte di Governo e Parlamento.

Noi proponiamo, per esempio, l’istituzione del Fondo Nazionale per il pluralismo dell’informazione’’.

Perché vi si dovrebbe credere ora quando questo provvedimento l’avete fatto balenare tante volte senza riuscire ad attuarlo nei governi dove eravate nella maggioranza. Non crede che nel riproporlo dovrebbero essere forniti anche più dettagli per una scelta più consapevole da parte degli elettori?

Non è stato facile, in questi anni, tradurre in provvedimenti concreti idee ed esigenze. Anche a causa di maggioranze parlamentari che sul tema avevano posizioni divaricate. Sia a destra che da parte del Movimento 5 Stelle non c’è stato un orientamento davvero favorevole al sostegno delle aziende editoriali. Oltre a ciò, i soggetti che da sempre si battono per questi obiettivi ( a partire dalla FNSI) hanno trovato ostacoli anche in alcune contraddizioni: la sacrosanta lotta al precariato, per esempio, non ha visto troppi sostegni.

La legislatura è finita con denari già stanziati (90 milioni quest’anno e 140 nel 2023) come il Fondo straordinario per gli interventi di sostegno; la nuova normativa per le agenzie di stampa che avrebbe evitato la gara europea, rimasta ora sospesa con la caduta del governo, nonché il credito d’imposta per l’acquisto carta per quotidiani e periodici, che corrisponde a circa 60 milioni all’anno. Sono strade ancora percorribili o pensate che alla luce del caro energia occorra aggiornare e rafforzare questi sostegni?

Serve dare continuità alle iniziative intraprese in questa legislatura, unitamente a nuove misure urgenti da mettere in campo a sostegno del settore, ma, allo stesso tempo, occorre ripensare anche la cornice normativa entro cui operare nel futuro. Oggi i lavoratori di tutta la filiera stanno lottando contro una crisi senza precedenti. Perfino la Commissione europea, nella recente relazione sullo stato di diritto nell’Unione, ha sottolineato il problema della precarietà del mercato del lavoro giornalistico in Italia. Sempre più spesso gli stessi editori faticano a trovare modelli di business capaci di compensare le perdite di copie e di pubblicità, e a far concretamente fronte all’aumento dei costi di produzione. Insomma, la situazione è così complessa e difficile che non credo possano bastare provvedimenti spot.

Il centrodestra considera fondamentale il riconoscimento delle edicole come servizi di interesse generale e vari tipi di sostegni, in particolare alle nuove aperture al Sud, con attenzione speciale a quelle che operano su suolo pubblico. Siete d’accordo in un rilancio e come?

Diversificando e ampliando l’offerta di servizi da parte delle edicole, oltre a quello, fondamentale, di vendita di giornali e altri prodotti editoriali. Prevedendo sostegni e sgravi a chi ha la forza e la volontà di reggere in un lavoro così impegnativo. E penso soprattutto a edicolanti giovani. Edicola, insomma, come servizio di prossimità che va ben oltre la sola vendita di giornali

Riguardo alla difesa della libertà di espressione e del diritto di cronaca, secondo i giornalisti sempre più minacciati da azioni giudiziarie temerarie e norme di leggi restrittive. Pensate di intervenire? E come?

Proprio la settimana scorsa la Commissione Antimafia ha approvato ( all’unanimità) la mia relazione come coordinatore del comitato per la tutela dei giornalisti minacciati. Occorre rafforzare le tutele concrete da parte dello Stato e implementare ancora il lavoro dell’Osservatorio apposito del Ministero dell’Interno. Il problema è non lasciare soli questi giornalisti, ma “accompagnarli” con autentiche “scorte” mediatiche e istituzionali, con il protagonismo di associazioni e cittadini al fianco dei giornalisti d’inchiesta. Non siamo riusciti, per il boicottaggio al Senato della destra e di Italia Viva ad approvare una legge non solo per abolire il carcere ai giornalisti per i reati di diffamazione a mezzo stampa, ma anche per colpire le querele a scopo intimidatorio, le querele temerarie o querele bavaglio, che colpiscono soprattutto giornalisti d’inchiesta, spesso giovani, poco difesi per non avere alle spalle editori solidi e studi legali solidi.

Infine l’AIE, Associazione italiana editori, chiede anch’essa una legge di sistema, oltre al credito d’imposta sulla carta, la lotta alla pirateria e la tutela del diritto d’autore, e infrastrutture e sostegno per le famiglie per potenziare la lettura. Nel vostro programma ci si limita ad evocare un rafforzamento del piano nazionale per la promozione della lettura. Può essere più preciso?

A tal proposito il nostro programma è assai chiaro. Serve una nuova legge di settore per sostenere tutti i soggetti della filiera: case editrici, librerie, distributori, traduttori, autori e autrici tra cui anche illustratori e fumettisti. Occorre rafforzare il Piano nazionale per la promozione della lettura, favorendo virtuose sinergie tra reti di scuole, biblioteche, archivi e luoghi della cultura e potenziare il Centro per il libro e la lettura e l’investimento sulla Capitale italiana del libro. Ritengo che tutte le questioni poste dall’Associazione Italiana Editori siano di grande interesse e attualità. Il tema della tutela e della difesa del diritto d’autore, in particolare, è ormai divenuto prioritario anche per il mondo dei giornalisti.

Il sostegno all’editoria come per tutti i partiti rientra nel capitolo del programma dedicato alla cultura che per il PD si muove su tre assi: l’interazione tra pubblico e privato, il riconoscimento delle professioni culturali e il potenziamento dell’offerta nelle periferie ad alta marginalità. Si prevede tra l’altro l’abbattimento dell’Iva per tutti i prodotti culturali, il potenziamento dell’art bonus e il sostegno economico ai consumi culturali dei giovani. E’ un programma ambizioso, che richiede molte risorse….

Investire in cultura permette di mangiare e di pagare le bollette perché è anche una grande opportunità economica. Significa investire su ciò per cui l’Italia è riconosciuta nel mondo. Anche volendola guardare in prospettiva, ovvero in termini di competitività del sistema Paese, solo accrescendo il nostro valore in termini di cultura, istruzione, formazione e conoscenza potremo reggere il confronto globale. Nonostante le congiunture economiche la cultura deve continuare ad essere un’infrastruttura trasversale del nostro Paese perché è un fattore abilitante da cui non si può prescindere.  Per il PD formazione, scuola e cultura sono perni del futuro del Paese. Il nostro programma contiene proposte importanti per tutti i settori e segmenti della produzione culturale. Giornali e libri. Patrimonio artistico e ambientale, spettacolo, musica, cinema e teatro. Arte contemporanea. E così via. Cultura come diritto universale, grande veicolo di coesione sociale, di superamento di barriere, di crescita e abbattimento di diseguaglianze. Di nuove relazioni sociali, urbane e nelle periferie sociali. E di società aperta, contro muri, chiusure, paure, discriminazioni. Non a caso, spesso, si ha purtroppo l’impressione che questa destra, quando si parla di cultura, abbia la tentazione di “mettere mano alla pistola”.

Fonte: Primaonline


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