70 anni di regno, 96 anni di età. Certamente la regina Elisabetta II è la donna dei primati mondiali. È la monarca (e il capo di Stato) più longevo del mondo e non solo del Regno Unito. Ha vissuto e regnato attraversando due secoli e due millenni.
Ma al di là del record di durata, non segna particolari meriti politici ed istituzionali. Elisabetta Windsor ha svolto con grande senso di responsabilità le sue funzioni di monarca costituzionale, esercitando unicamente le funzioni di rappresentanza dell’unità nazionale come prevede del resto la Carta fondamentale non scritta del Regno Unito, il paese inventore della democrazia parlamentare.
Eppure c’è l’apoteosi mediatica. La regina Elisabetta II domina le prime pagine dei giornali (su carta e online), dei telegiornali e delle radio. Lo stesso avviene sui canali sociali di Internet. L’enorme fenomeno non riguarda solo il Regno Unito ma tutto il mondo. Si susseguono articoli in prima e nelle pagine interne, speciali della stampa, della televisione e della radio. Dall’8 settembre (giorno della sua morte) al 19 settembre (data dei funerali) non c’è tregua. Anche l’Italia non fa eccezione: la guerra in Ucraina, gli enormi rincari dell’energia, le elezioni politiche passano quasi in secondo piano.
Siamo inondati da mille notizie non certo di primo interesse: Carlo III, succeduto alla madre come re a 73 anni, piange sconsolato. Solo due figli riescono a raggiungere la regina prima della morte nel Castello scozzese di Balmoral. Andrea, il figlio prediletto di Elisabetta II, non può vegliare in divisa le spoglie della madre per una intricata vicenda giudiziaria. William e Harry, i nipoti figli di Carlo, hanno un timido riavvicinamento dopo duri contrasti.
Oltre 500 teste coronate e capi di Stato di tutti i continenti rendono omaggio al feretro della regina Elisabetta II e partecipano ai funerali di Stato nell’Abbazia di Westminster a Londra. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, giunto con la consorte, commenta: «È un onore averla incontrata». Il Cremlino è irritato per il mancato invito ai solenni funerali a causa dell’invasione dell’Ucraina. Il ministero degli Esteri russo definisce la decisione «profondamente immorale».
Il governo britannico fatica ad organizzare l’ultimo saluto di centinaia di migliaia di cittadini: gli inglesi affrontano perfino 24 ore di fila prima di entrare nella cappella della camera ardente e nel Palazzo di Westminster. Un comunicato stampa lancia un invito allarmato: «Per favore, non mettetevi in viaggio per unirvi alla coda».
Un mare di folla e di fiori si coagula davanti a Buckingham Palace, il palazzo reale dei Windsor. Una enorme emozione attraversa gli inglesi. Mentre Carlo III saluta le persone addolorate assiepate dietro le transenne, una donna si fa avanti e lo bacia in un impeto di affetto.
Divampa uno strano fenomeno di oppio mediatico. L’informazione perde la bussola della gerarchia delle notizie e, in tutto il mondo, prevalgono i servizi fiume sulla morte e le esequie della regina Elisabetta II. Tutto il resto è quasi dimenticato. Non è un fenomeno nuovo. Era già successo con Lady Diana, che non ebbe un buon rapporto con la suocera, la regina Elisabetta II. Quando morì nel 1997 a Parigi Diana Spencer, non più Windsor perché divorziata da Carlo, stampa e televisione per settimane non parlarono d’altro. La “principessa del popolo”, come era stata ribattezzata dai giornali, diventò una icona mondiale. La sua tragica morte in un incidente automobilistico assieme al suo nuovo compagno Dodi Al-Fayed, tenne banco. Chi parlava di drammatica fatalità e chi di complotto. Quotidiani, riviste e televisioni cavalcarono ed enfatizzarono in modo parossistico l’evento mortale. Il perché è semplice: amore, bellezza, ricchezza, morte, potere sono ingredienti che fanno vendere i giornali. È l’oppio mediatico.
La storia si è un po’ ripetuta, anche se in tono minore, con la vicenda del “royal baby”. Quando nel 2013 nacque George Alexander Louis Mountbatten-Windsor, figlio di William, nipote di Diana e di Carlo, scoppiò un terremoto di notizie sul parto, la nascita, il battesimo del “royal baby”. Adesso l’oppio mediatico è riesploso con la morte della regina Elisabetta, la bisnonna del piccolo George. Ma l’oppio mediatico può solo momentaneamente lenire la crisi dell’informazione: il crollo delle vendite continuerà se il sensazionalismo sostituirà ancora la qualità.