BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Manca la percezione dell’enorme rischio di perdere diritti fondamentali per le donne

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Mancano pochi giorni dal voto e l’apatia, la superficialità, la rassegnazione, il conformismo sembrano impedire agli elettori, e soprattutto alle elettrici, la percezione del rischio enorme di perdere diritti fondamentali in caso di vittoria della destra.

Può darsi che la situazione sia aggravata dal fatto che per la prima volta una donna potrebbe essere presidente del consiglio, perché ancora per molte vale il principio che bisogna comunque cominciare a occupare certi ruoli con chicchessia, a prescindere. Gravissimo errore.  Bisogna guardare all’unica cosa che conta, ai valori che porta questa potenziale donna capo di governo.

E francamente lo sappiamo. Ogni giorno un richiamo a Orban (quello che vuole far ascoltare il battito del feto alle madri che vanno ad abortire) e al suo concetto di famiglia ultrapatriarcale, ogni giorno un richiamo alla legge 194 con il ritornello di non volerla cancellare ma migliorare. E non si capisce perché la sinistra non risponda che la 194 si migliorerebbe impedendo l’obiezione di coscienza ai medici del servizio sanitario pubblico, per esempio. E lo propongo io, una donna credente, che se si fosse trovata nella condizione di dover scegliere avrebbe tenuto il figlio.

E infatti dalle regioni governate da Fratelli d’Italia in particolare è già in fase avanzata l’applicazione del contrasto a questi diritti delle donne: nelle Marche ci sono solo medici obiettori, come in Abruzzo, e nelle farmacie non si trovano le “pillole del giorno dopo”, neppure facendo ricorso alle scorte ospedaliere. E’ questa la normalità che applicherà la potenziale presidente del consiglio donna?

Nella bella lettera inviata ai leader politici da un gruppo di intellettuali riunite a Firenze finalmente le cose vengono messe in chiaro con l’obiettivo di scuotere le coscienze e far uscire dall’ambiguità per cui una donna al governo possa essere la soluzione ai problemi delle donne. La parità si raggiunge con le leggi e un gran lavoro di gruppo per far maturare il senso dei diritti nell’intera società. E dovremmo averlo imparato. Ma sapendo anche che nessun diritto è garantito per sempre. E infatti la verità è che questa volta rischiamo di trovarci annullati diritti faticosamente conquistati che le più giovani credono essere acquisiti in via definitiva e stanno cominciando a capire che non lo sono.

Una delle evidenze più spaventose è il palese, e spesso conclamato, rigurgito reazionario nella mentalità. E il fatto che le persone che l’hanno sempre pensata così, ma si sono sempre trattenute nell’aver un atteggiamento discriminatorio, possano sentirsi legittimate a farlo.  Del resto Meloni declama la sua identità nel dire Dio-Patria-Famiglia e per noi non può essere così. Non possiamo essere ricacciate dentro la sfera domestica, nella tipica funzione della cura, che magari significa supplenza dello stato sociale che non offre più niente a bambini ed anziani.

Così nella lettera (pubblicata anche sulla pagina social “Per un nuovo mondo comune”), anche l’accusa a FdIdi aver votato contro la parità salariale uomo-donna all’europarlamento. Eventi concreti, che confermano un progetto preciso e da attuare ad ogni costo.

La lettera è anche un appello a non farsi “manipolare da una campagna sullo stipendio delle casalinghe”, a non farsi “ingannare dal fatto che chi si candida a governare è una donna”, e a riassumere i diritti più minacciati: su aborto (“si farà di tutto per limitarlo”), discriminazioni, fine vita (“possiamo dimenticarci una legge”) fino a ribadire come i diritti delle donne debbano essere “effettivi e non di facciata. Vogliamo una parità vera, a partire dalla pari condivisione della genitorialità”, “un reale contrasto alla violenza e ai femminicidi“, una equiparazione dei salari,e “che l’Europa resti un solido aggancio per il futuro”.

Tra chi ha sottoscritto la lettera-appello lanciata da Firenze Nadia Urbinati, la filosofa Rosi Braidotti, l’ex ministra Valeria Fedeli, la storica Isabelle Chabot, la docente di scienze politiche a Yale Giulia Oskian.

Ma non posso non sottolineare l’importanza dei messaggi, del tutto simili per identità di vedute, utilizzati sui social da Chiara Ferragni, come sulla carta stampata da Monica Guerritore.

Chi di noi conosce coppie di mamme che in questi giorni devono riportare i figli i scuola sa che la ricerca di scuole “sicure” è molto complessa: trovare luoghi dove gli insegnanti non siano i primi a discriminare i figli di coppie omosessuali,  ambienti scolastici e genitoriali attenti a queste problematiche non è semplice nelle grandi città, ma diventa spesso impossibile nei piccoli centri.

Lo squallido episodio dell’attacco alla puntata di Peppa Pig si commenta da solo, ma poi, nella vita reale, qualcuno che segue quella tendenza adesso – e domani di più- lo troverai e non si farà scrupolo di attaccare, colpire duro, e alla fine impedire una normale frequenza scolastica a chi non ha i due genitori tradizionali di sessi diversi, quella che per loro è l’unica forma di famiglia riconosciuta.


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