Aprilia, periferia sud della capitale, una città sorta ai lati della Pontina dove hanno convissuto per decenni pastori di pecore e industrie farmaceutiche, poi sono arrivati i grandi centri commerciali. Per molti aspetti è un luogo-non luogo, a tratti assai pericoloso perché annovera in alcuni quartieri il fior fiore della criminalità organizzata che gestisce il traffico di droga tra il sud America e l’Italia. Proprio qui, per ragion imponderabili (finora) da almeno quattro anni si muove e lavora Emanuele Campilongo, uno dei maggiori sponsor italiani di Aleksandr Dugin, l’ideologo russo che si ritiene ispiratore delle politiche di Vladimir Putin nonché di un’idea sovranista ben piantata in Europa, specie nei Paesi cui adesso, alla vigilia del voto, si ispira chiaramente la coalizione di centrodestra.
Di Campilongo si sa che è un uomo di destra e un convinto sovranista, ha fatto campagna elettorale per la Lega di Matteo Salvini e ha alimentato in rete polemiche robuste contro gli immigrati, accanto alle sue lotte contro l’inquinamento nella zona. Da qualche settimana, a partire dai giorni immediatamente successivi all’attentato che ha portato alla morte della figlia di Aleksandr Dugin, Daria Dugina, è stato di nuovo Campilongo a scendere nell’arena, stavolta con un’idea editoriale che punta alla traduzione di tutte le opere del filosofo ultranazionalista russo. L’iniziativa è promossa dall’associazione Identità e Territorio di Campilongo, appunto, in collaborazione con la Aga-Altaforte Edizioni che edita i libri di Dugin in Italia. Grazie alla promozione sono state vendute talmente tante copie che sarà possibile avviare la traduzione di tutti i libri del professore russo. Questo è quanto annunciato da Emanuele Campilongo sui suoi profili social. “Tutti in questo momento di crisi epocale siamo chiamati a fare la nostra parte. – si legge in un post – Quando il pensiero viene criminalizzato e si arriva alle eliminazioni fisiche stile mafia vuol dire che il pensare autonomamente e in alternativa alla Governance mondiale è diventato pericoloso. Nessuna resa è possibile. Fino alla Vittoria”. Il riferimento alla guerra in corso tra Russia e Ucraina non è nemmeno troppo velato. Alla raccolta di fondi per la traduzione dell’opera omnia di Dugin da parte del promoter culturale di Aprilia si arriva dopo una serie di iniziative, tutte svolte in quella stessa insospettabile città di ex pastori e operai dell’industria. Ad aprile 2019 vi si sono tenuti i seminari sovranisti promossi da Aprilia in Prima Linea, Asso di Picche e, ovviamente, Identità e Territorio. Fu anche annunciato un Festival di cultura identitaria sempre ad Aprilia. Ma l’asso nella manica fu conservato per l’autunno successivo.
Il 16 novembre 2019 sarebbe dovuto essere presente per una conferenza al Ristopub del quartiere “Casello 45” lo stesso Aleksandr Dugin per la presentazione del suo libro. Il solo annuncio mise in subbuglio la digos e le altre forze dell’ordine, tanto più che Casello 45 è, appunto, un casello ferroviario attorno al quale sono cresciuti in modo del tutto disordinato palazzi senza servizi né collegamenti e, in definitiva, si tratta di una delle zone considerate a rischio sicurezza in provincia di Latina. Dugin mancò l’appuntamento e, anzi ci fu il sospetto, che si era trattato solo di una trovata pubblicitaria e che, pertanto, il professore non aveva mai dato la propria disponibilità ad essere lì. Ad attenderlo, oltre ad un nugolo di lettori tutti appartenenti a frange di estrema destra, c’erano due nomi considerati piuttosto “pesanti”, ossia Maurizio Murelli e Rainaldo Graziani, l’uno storico attivista della destra estrema e oggi editore appunto di Dugin, il secondo famoso per le sue dichiarazioni circa i rapporti con Gianluca Savoini, a sua volta rimasto «impigliato» nel caso Riassiagate. Emanuele Campilongo è amico personale di Murelli già da prima che diventasse attivista di “Noi con Salvini” e motore di tutte le attività di estrema destra sia ad Aprilia che in altre zone della provincia considerata nera per le sue origini e il nostalgismo verso il regime di Benito Mussolini. Questa curiosa storia si muove in un ambito e in un territorio per certi versi oscuri, per altri folclorici. E riassume in sé quanto stia contando per davvero la propaganda del sovranismo, anche nelle periferie sperdute dell’Italia.
(Nella foto la locandina promozionale dei libri di Aga)