Cosa è una parola? E’ l’essenza di tutto. Non un insieme di lettere, ma una condizione, una posizione, uno status. Ecco perché il nuovo dizionario della lingua italiana Treccani diventa uno strumento per una società inclusiva. E per raccontare questa società. Dopo l’Accademia della Crusca anche il Vocabolario mette a lemma le forme femminili di sostantivi e aggettivi, registrati fino ad ora quasi esclusivamente al maschile. Soldata, architetta, chirurga, medica, ingegnera sono termini che superano una indicazione limitata e limitante, attribuendo così visibilità al lungo percorso delle donne per affermare la parità partendo proprio dal linguaggio, per superare l’androcentrismo nelle parole, persistente anche nei fatti. Siamo di fronte a una svolta socioculturale, di cui l’Italia ha bisogno: per troppo tempo la lingua italiana non ha rappresentato la donna, nella vita pubblica e privata, fedele specchio, purtroppo, delle diseguaglianze sociali, di carriera chiuse, di progressioni negate, di un welfare insufficiente. La bocciatura, a fine luglio, da parte del Senato, nel nuovo regolamento, dell’uso dei termini di genere femminile per i ruoli istituzionali aveva evidenziato questo gap ancora radicato e questo assurdo arroccamento di una parte della politica a privilegi prodotti da un sessismo non troppo latente.. Il nuovo dizionario Treccani rappresenta il traguardo di anni di impegno, di corsi, di argomentazioni, di battaglie. Di ostinazioni fuori dal tempo nascoste dentro obiezioni vuote, del tipo “le professioni declinate al femminile suonano male”. Invece suonano benissimo per chi ha sempre creduto che nella parola ci sia il riconoscimento di un ruolo Questo è un nuovo punto di partenza, ci sarà da spiegare, anche all’informazione, anche ad alcuni ordini professionali ancora refrattari al cambiamento, che la società si evolve, e con essa la lingua con cui la si narra e che, come hanno scritto Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, che hanno curatoil Vocabolario Treccati, “c’è necessità di validare e dare dignità a una nuova visione della società, che passa, inevitabilmente, attraverso un nuovo e diverso utilizzo delle parole”. Anzitutto eliminando gli stereotipi di genere, passaggio strategico verso l’inclusione e la parità.