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“La chirurgia è il nuovo sesso?”. ‘Crimes of the future’ di David Cronenberg

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Consapevole di come il diavolo si annidi nei particolari, Cronenberg fa muovere la sua umanità postuma in esterni e soprattutto interni  carichi di significati estroflessi, di  elementi di scena cui è demandato il senso stesso degli avvenimenti e la loro rappresentazione: carcasse di navi abbandonate vicino alla costa, ambienti corrotti da una ruggine onnipresente; mentre la sporcizia delle stanze e la noncuranza animalesca con cui i personaggi divorano indefinibili miscugli di cibo – consumati quasi sempre restando appoggiati al bordo di un mobile – indicano un distacco irreversibile dalla realtà e dalla natura, una raggiunta inabilità a provare sia piacere che disgusto.

Questa incapacità si traduce in nostalgia ansiosa, in impulso desiderante destinato a ricadere ed esaurirsi nella presenza pervasiva dei corpi, monodroma e fenomenologica. Nel degrado limaccioso e notturno delle strade o in “zone morte” dai colori carichi e oscuri (rossi, blu), o ancora in stanze occupate soltanto da gusci tecnologici sospesi a mezz’aria e muniti di estremità adunche – prossimi ai biomeccanoidi di Giger, creature in cui si fondono elementi organici e meccanici –, gli umani perseguono un concetto di bellezza interiore avulso persino dal ricordo del Sacro e del Mito. Sospinti soltanto da un narcisismo sterile, inducono i propri organi interni a modificarsi, fanno nascere dal pulsare del sangue orride e fantasiose metastasi che hanno cura di tatuare “artisticamente” e successivamente rimuovere durante sedute pubbliche di chirurgia, sorta di ultima Thule della body art.

Si arriva al barocchismo osceno di interi apparati modificati da un’aspirazione costantemente inappagata al superamento delle possibilità biologiche. A ricercare la soddisfazione sessuale lambendo l’interno dell’addome attraverso le ferite, o per mezzo dell’effetto traslato di tagli e perforazioni inflitte da un bisturi, in una figurazione vuota dell’amplesso. A trovare un finale appagamento che coincide (forse) con la morte mangiando barrette di materiale plastico blu.

In questa profezia lucida e potente di Cronenberg, una fiammella trascendente – un anelito ormai inconsapevole e solo istintivo – sopravvive soltanto nella disperazione della madre che all’inizio di Crimes of the future soffoca il figlio-mostro con un cuscino e nell’inquietudine febbrile di Timlin, la funzionaria del National Organ Registry interpretata da Kristen Stewart.

CRIMES OF THE FUTURE

presentato al Festival di Cannes 2022

Lingua originale Inglese
Paese di produzione Francia, Grecia, Canada, Regno Unito
Anno 2022
Durata 107 min
Rapporto 1.85:1
Genere fantascienza, orrore
Regia David Cronenberg
Soggetto David Cronenberg
Sceneggiatura David Cronenberg
Produttore Robert Lantos
Casa di produzione Argonaut Productions, NEON, CBC, MUBI, Serendipity Point Films, Telefilm Canada, Ingenious Media
Distribuzione in italiano Lucky Red Distribuzione
Fotografia Douglas Koch
Montaggio Christopher Donaldson
Musiche Howard Shore
Scenografia Dimitra Sourlantzi
Costumi Mayou Trikerioti
Trucco Alexandra Anger, Dimitris Apostolidis, Panos Kondylis, Dora Nazou, Stacey Panepinto, Monica Pavez, Alex Priftis, Hronis Tzimos
Art director Dimitris Katsikis, Kimberley Zaharko
Character design Carol Spier
Interpreti e personaggi
  • Viggo Mortensen: Saul Tenser
  • Léa Seydoux: Caprice
  • Kristen Stewart: Timlin
  • Scott Speedman: Lang Dotrice
  • Denise Capezza: Odile
  • Tanaya Beatty: Berst
  • Welket Bungué: Cope
  • Don McKellar: Wippet
  • Lihi Kornowski: Djuna
  • Yorgos Karamihos: Brent Boss
  • Yorgos Pirpassopoulos: Dr. Nasatir
  • Nadia Litz: Dani Router

“La chirurgia è il nuovo sesso?”. ‘Crimes of the future’ di David Cronenberg


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