Due notizie che giungono dalla Russia ci danno la misura di come la mannaia di Putin si stia abbattendo in maniera sempre più decisa sulla libera informazione. È stata definitivamente chiusa anche l’edizione periodica di Novaya Gazeta, voluta dal premio Nobel Dimitry Muratov e dalla sua redazione dopo la chiusura del quotidiano. Ed è stato condannato a 22 anni di colonia penale di massima sicurezza il cronista Ivan Safronov, accusato di alto tradimento in un processo a porte chiuse.
La decisione di chiudere definitivamente la storica testata che fu di Anna Politkovskaya revocandone la licenza, arriva dopo che l’autorità che regolamenta i media russi, Roskomnadzor, ha accusato il giornale di non aver fornito i documenti relativi al cambio di proprietà nel 2006. Secondo i media, il tribunale deciderà se revocare anche la licenza per il sito web di Novaya Gazeta la prossima settimana. Muratov, parlando fuori dal tribunale, ha definito la sentenza “un colpo politico messo a segno, ma senza la minima base giuridica” e ha affermato che il giornale avrebbe presentato ricorso. La messa al bando della Novaya Gazeta arriva solo pochi giorni dopo la morte di Mikhail Gorbaciov, che aveva usato parte del suo premio Nobel per la pace per aiutare a creare ila testata nel 1993. È stato proprio Muratov a guidare, sabato scorso, il corteo funebre di Gorbaciov in Russia.
La Novaya Gazeta nella sua storica edizione quotidiana aveva dovuto sospendere le sue pubblicazioni e la sua attività in Russia a marzo dopo aver ricevuto un secondo ultimatum dal regolatore dei media sulla copertura della guerra in Ucraina. Da allorail giornale ha creato un nuovo punto vendita online in Europa, mentre in Russia è stato bloccato.
Dall’inzio della guerra in Ucraina, la Russia ha lanciato una pesante repressione interna dei media indipendenti. La censura , a detta di numerosi giornalisti russi, ha riportato la situazione a oltre 30 anni fa. All’inizio di marzo, infatti, sono state varate nuove leggi contro la cosiddetta “ disinformazione e discredito sulle forze armate” , con le quali si è di fatto reso impossibile alle testate indipendenti di esprimersi sulla guerra e anche semplicemente di raccontarla, mentre molti organi di stampa stranieri sono stati costretti a lasciare la Russia. Anche il sindacato indipendente dei giornalisti JMWU è stato bloccato e si attende a metà settembre una sentenza del tribunale di Mosca che si teme porti alla sua definitiva liquidazione. I giornalisti di Novaya Gazeta hanno subito minacce e violenze per il loro lavoro in numerose occasioni. Nell’aprile di quest’anno, Muratov è stato attaccato con vernice rossa mentre viaggiava su un treno da Mosca a Samara.
L’ultima vessazione in ordine di tempo contro un giornalista è appunto quella che condanna Safronov a 22 anni di carcere duro. Il giornalista ha 32 anni e 22 anni sono un’assurdità per un tradimento che, a detta di numerose testate e del suo avvocato, non è stato assolutamente provato. La convinzione di tutti i media indipendenti è che Safronov sia stato condannato esclusivamente per il suo lavoro di giornalista. Nel 2019 era stato licenziato da Kommersant dopo aver preannunciato possibili cambi nel Consiglio della Federazione Russa, la Camera alta del Parlamento. Il suo articolo aveva fatto infuriare numerosi funzionari e personaggi politici. Il giornalista ha poi lavorato nel quotidiano Economico Vedomosti salvo doverlo abbandonare quando era finito in mani governative. Il suo ultimo impiego è stato lavorare nell’agenzia spaziale Roskomos, come consulente per la comunicazione. Un incarico terminato dopo soli due mesi, quando è stato arrestato e incarcerato nella prigione di Lefortovo, gestita dai servizi segreti russi.
La difficile posizione dei media russi è da mesi al centro dell’attenzione degli organismi internazionali che si battono per la libertà di espressione e di stampa, in primis la Federazione europea dei giornalisti, che hanno denunciato la situazione.