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FORUM. Una campagna elettorale assurda anche (e molto) per colpa dei media

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Ho una certa età e di campagne elettorali ne ho viste, dai tempi in cui per la DC praticamente le elezioni erano già vinte un anno per l’altro. Ma non ho mai visto i media omologati su una sola posizione: Fratelli d’Italia ha già vinto e non c’è niente da fare. A volte sembra che manchi solo la conclusione: che andate a votare a fare? La perversione dei sondaggi – di cui alcuni lungimiranti cominciarono a parlare 30 anni fa – non è più uno dei temi del dibattito, è l’unico ossessivo tema di dibattito anzitutto di ogni talk, sempre più disastrosi e devianti, ma anche di ogni TG, di ogni editoriale sulla carta stampata e di ogni titolo on line. Ma si pu0? Dal un punto di vista normativo si, ancora in questi giorni si può, ma come non rendersi conto che tutto questo è esso stesso campagna elettorale a favore di una sola parte?

Vi ricordate i tempi in cui non si potevano dare gli exit pool prima che fossero terminate le file ai seggi elettorali perché quei dati avrebbero potuto influenzare gli elettori?
E nel lamentarsi della pochezza dei programmi dei partiti sono sempre meno i giornalisti che vanno a spulciare davvero i documenti e ne mettono in risalto le mancanze, gli sfondoni, le novità, le proposte imbarazzanti. Tanto ci sono i sondaggi, con quel rito ridicolo dei più e dei meno infinitesimali, percentuali, cartelli e cartellini, apparentemente dotte disquisizioni di esperti che mai si ricordano di dire che ben il 35 per cento degli italiani ad oggi non ha deciso se e come voterà.
Vincenzo Vita ha descritto in modo mirabile tutte le gravi carenze dell’Agcom da anni, e ci ricorda che si sta perdendo l’occasione di analizzare i contenuti digitali e di capire chi sono i “burattinai” digitali, ed è così. E i giornalisti, in un momento difficile come quello che sta vivendo l’informazione e il rischio che la situazione peggiori, dovrebbero spesso dare una migliore rappresentazione della categoria, lavorare fra la gente, come fanno i colleghi in Ucraina, ascoltare le persone che non partecipano ad adunate di partito ma vivono la loro spesso difficile normalità. Non lo fanno quasi mai i cronisti politici e ancor meno i conduttori di talk, peccato.

 


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