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Flashmob a Trento e Napoli per la libertà di stampa

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Un’iniziativa a Trento e Napoli in concomitanza con un flashmob per la libertà stampa organizzata dal Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e della Campania per denunciare il provvedimento delle autorità russe contro i giornalisti e i media indipendenti.

L’iniziativa è stata organizzata dopo la revoca della licenza di pubblicazione a Novaya Gazeta e la condanna a 22 anni di carcere con l’accusa di alto tradimento Ivan Safronov. Nell’intervento del presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti ha spiegato l’intenzione di non “tacere sui bavagli della Russia, una situazione che dura da venti anni e che per lungo tempo è stata ignorata in Italia per interessi politici. Ora si arriva a atto estremo con chiusura giornale di Anna Politkovskaja, e alla condanna di 22 anni di Safronov. Voci messe a tacere che noi abbiamo il compito di tenere vive e ricordare”.

Nel corso dell’incontro con la stampa alla presenza del sindaco di Trento Franco Ianeselli sono state consegnate due targhe alla famiglia di Antonio Megalizzi e a Osservatorio Balcani Caucaso e Transeuropa (Obct). In collegamento da Napoli sono intervenuti i genitori di Mario Paciolla, il cooperante Onu e giornalista ucciso nel 2020 in Colombia in circostanze ancora avvolte nel mistero, assieme a giornalisti minacciati e i rappresentanti di Amnesty International Italia.

I genitori di Mario Paciolla chiedono di sapere la verità sulla morte di loro figlio. “Sono passati due anni dalla sua morte e attendiamo ancora una verità chiara. Vogliamo sapere, non ci accontentiamo di quello che dice l’Onu, quindi andremo avanti nella nostra ricerca, in questo percorso di verità e giustizia”. In collegamento da Napoli la madre Anna Motta ha rivolto l’appello a tutti i presenti per sollecitare ulteriori indagini sulla tragica vicenda del cooperante Onu e giornalista, ucciso nel 2020 in Colombia in circostanza ancora poco chiare, intervenendo a margine dell’iniziativa #FreeSafronov, a sostegno della libertà di stampa, che si è svolta nella sede del Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania.

Il padre Pino Paciolla ha ricordato che l’Onu ha cercato di chiudere subito l’inchiesta e di far passare la morte di nostro figlio come un suicidio.

 


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