Ha dei limiti l’alleanza «senza limiti» con Xi Jinping. Vladimir Putin se n’è accorto nel vertice di Samarcanda, in Uzbekistan, dal quale invece si aspettava molto. Anche nell’enorme tavolo del summit a Samarcanda, tenuto su iniziativa della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, i due alleati erano fisicamente distantissimi.
Le dichiarazioni ufficiali sono state poche e prudenti, ma significative. Lo stesso Putin ha ammesso la freddezza di Pechino: la Russia comprende «domande e preoccupazioni» sull’Ucraina del presidente cinese. Xi Jinping ha confermato l’intesa con Mosca ma per «iniettare stabilità ed energia positiva in un mondo caotico». In sintesi: Xi Jinping compra gas e petrolio russi (tagliati all’Europa) a prezzi iper scontati ma non fornisce aiuti di armi e di alta tecnologia necessari a Putin per vincere la guerra in Ucraina. E allo “zar” servirebbero molto perché l’economia russa è in difficoltà, Kiev sta infliggendo dure sconfitte alle truppe di Mosca, all’interno della Federazione Russa emergono dure critiche al potente uomo del Cremlino.
L’alleanza «senza limiti» tra Cina e Russia sottoscritto da Putin e Xi ai primi di febbraio a Pechino suonava un’altra musica. Era l’intesa a tutto campo con l’obiettivo di cancellare l’egemonia degli Stati Uniti nel mondo per sostituirla con quella di Mosca e Pechino. Ma l’invasione russa dell’Ucraina scattata il 24 febbraio non sembra sia piaciuta al presidente della Repubblica Popolare e segretario del Partito Comunista Cinese. I motivi sarebbero due: 1) il progettato blitz militare russo si è trasformato in una lunga e sanguinosa guerra, 2) le conseguenze economiche e le sanzioni occidentali hanno gravemente danneggiato il paese del Dragone. La Repubblica Popolare Cinese non a caso si smarcò subito dalla linea bellicista del Cremlino pur criticando le velleità espansionistiche di Washington e della Nato.
Putin ha subito anche un’altra doccia fredda nel vertice di Samarcanda. Anche l’India, l’altro gigante economico e demografico asiatico, si è smarcato dal sostegno senza condizioni alla Russia. Il primo ministro indiano Narendra Modi è stato chiaro con lo “zar”: questo «non è il tempo di fare la guerra». Il presidente russo ha cercato di smussare le critiche di New Delhi. Putin si è detto consapevole delle «inquietudini dell’India». Modi è andato giù pesante anche se attinge a piene mani, e a prezzi super scontati, alle forniture di gas e di petrolio russo.
Putin è sempre più debole e Xi è sempre più forte (anche se deve fare i conti con il Covid e con le difficoltà dell’economia). Il presidente cinese si pone come il vero e unico antagonista alla supremazia globale americana. Lancia missili al largo di Taiwan dopo la visita all’isola alleata degli Usa della presidente della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. Realizza manovre militari congiunte con la Russia in Estremo Oriente. Investe enormi somme in armamenti e in alta tecnologia. È egli il capitano dell’alleanza con l’Orso russo.
L’alleanza «senza limiti» non c’è con la Cina, figuriamoci con l’India. Xi Jinping a Samarcanda ha definito Putin «un caro e vecchio amico». Ma tra i due alleati compaiono vistose divergenze anche se non sono enfatizzate. Nonostante gli errori degli Stati Uniti e di Joe Biden, che hanno sospinto la Russia verso la Cina, Putin appare sempre più isolato.