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Candidatura Assange al Premio Sacharov 2022     

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Quest’anno il Premio Sacharov vedrà tra i suoi candidati anche Julian Assange. Sono molto soddisfatta di essere riuscita a raccogliere le firme tra i miei colleghi europarlamentari per candidarlo. E posso dire che non è stato facilissimo raggiungere le quaranta firme necessarie. Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero è conferito ogni anno dal Parlamento europeo ed è il massimo riconoscimento dell’Unione europea nel campo dei diritti umani.
Julian Assange è innanzitutto un simbolo: il simbolo del diritto dei cittadini di sapere la verità.
La candidatura di Assange per il premio Sacharov 2022 per la libertà di pensiero nasce dalla constatazione che il suo caso e la sua detenzione sono la rappresentazione di come il potere, quando viene colpito nei suoi interessi, cerchi di fermare in tutti i modi chi non si adegua alle verità preconfezionate e metta in atto una sorta di vendetta per ammaestrare che sta continuando a lavorare su temi sensibili e scomodi.
Il caso di Assange pone al centro del dibattito, ancora una volta, la questione della libertà di espressione e del ruolo del giornalismo per tutelare il diritto dei cittadini a conoscere la verità. Se siamo tutti d’accordo nel difendere un giornalista russo o filippino – vedi il Nobel per la pace dell’anno scorso –, non altrettanto accade con coloro che indagano sulle democrazie occidentali. Se non si difende il caso del fondatore di WikiLeaks, il messaggio che viene trasmesso a giornalisti, attivisti e cittadini occidentali è di estrema gravità: il potere può mettere il bavaglio alla libertà di espressione, al diritto di informare ed essere informati. La nomina di Assange vuole essere un messaggio di direzione opposta: la democrazia non ha paura della verità. Può farcela a superare l’impatto di notizie scandalose e sconvolgenti, com’è accaduto per i Pentagon Papers, lo scandalo Watergate e tanti altri casi. Il trattamento riservato ad Assange negli ultimi anni, con tutti i retroscena scoperti nel frattempo, rappresentano un accanimento unico nel suo genere. I maggiori organismi internazionali, come il Consiglio d’Europa e l’Onu, stanno facendo sentire la loro voce. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha denunciato come “la possibile estradizione del signor Assange e la possibile azione penale solleva preoccupazioni sulla libertà di stampa e sui possibili effetti agghiaccianti per il giornalismo investigativo e le attività degli informatori”.
Con documenti, filmati e prove concrete, Assange, con la sua associazione WikiLeaks e in collaborazione con le principali testate giornalistiche mondiali, ha permesso ai cittadini di conoscere orribili crimini di guerra, detenzioni arbitrarie, violazione dei diritti umani e casi di tortura non degni di stati che si dicono democratici. Un lavoro giornalistico che è stato portato avanti oscurando fonti e dati sensibili, per evitare di mettere a rischio gli operatori sul campo.
Assange avrebbe potuto vendere i segreti di cui era entrato in possesso, ma non lo ha fatto. Per questo rappresenta un baluardo per la libertà di stampa, di espressione, a tutela dei diritti umani.

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