La più devastante sanzione per Putin è quella che si è imposto da solo: mandare al fronte 300 mila riservisti, togliendo figli e mariti al popolo delle campagne nelle regioni più remote, non ai ricchi che hanno i loro rampolli all’università e per questo sono esentati. Putin nel suo discorso ha parlato di attacco dell’Occidente e del nazismo ucraino, pur di sollecitare un’opinione pubblica sempre più distante e ostile nelle piazze, che neanche censura e repressione riescono più a nascondere.
Allora è anche per solidarietà con questi dissidenti urbani e con i contadini della periferia più povera dell’impero, destinati a diventare carne da cannone, che dobbiamo avviare una trattativa di pace. Adesso Putin è debole sul campo e in patria. La condizione migliore per offrirgli una tregua di riflessione. Ma deve muoversi l’Europa perché gli Usa sono bloccati con la Cina (Taiwan). E bisogna andare a Mosca, stringere mani insanguinate e resistere al puzzo di ipocrisia che emana il Cremlino. La pace con persone sporche è sempre un’azione pulita.
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