Tratto da una storia vera che Philippe Le Guay, il regista ha rielaborato, il film affronta il tema del negazionismo: come c’è chi dice che la terra è piatta e gli americani non sono mai andati sulla Luna, così l’antisemitismo più tenace arriva a negare l’Olocausto e ogni forma di persecuzione contro gli ebrei. E fin dal titolo italiano (quello originale francese L’homme de la cave, L’uomo della cantina non è coinvolgente) si chiede della verità. Quale verità? Quella universalmente riconosciuta o quella adombrata, è la parola giusta del protagonista, e portata avanti con tenacia dal personaggio, debolmente contestata e in qualche misura condivisa dalle figure di contorno?
La vicenda è quella di una famiglia borghese francese di origini ebree, padre, madre e figlia adolescente, che viene turbata dall’arrivo di un anziano sedicente professore di storia, al quale ha venduto la cantina dell’appartamento pensando che l’uomo l’avrebbe usata come deposito di cose vecchie. Ma lo sconosciuto ha tutt’altre intenzioni, e nella cantina va ad abitare, dicendo di non sapere dove altro andare. Fin qui niente di male, ma il professore si rivela ben presto un negazionista, un antisemita vicino alle organizzazioni neonaziste, che non fa mistero delle sue convinzioni e ben presto getta lo scompiglio in tutto il condominio: c’è chi vorrebbe scacciarlo, chi teme ritorsioni, chi non vuole impicciarsi. Un avvocato dopo l’altro suggerisce soluzioni impraticabili, la denuncia al commissariato lascia il tempo che trova, l’uomo della cantina sembra intoccabile. Ad andarci di mezzo è la famiglia che rischia di andare in pezzi: la figlia mette in discussione l’educazione che ha ricevuto, la madre entra in conflitto con il marito che accusa di ignavia, altri parenti e vicini di casa contribuiscono ad aggrovigliare sempre più la situazione. Nascono le ripicche, le rappresaglie, si minacciano spedizioni punitive, una svastica compare sulla porta di casa, il problema sembra senza soluzione. Non tutti sono contro lo scomodo intruso, qualcuno cerca di giustificarlo. “La delazione è lo sport nazionale dei francesi” fa dire ad un suo personaggio il regista Philippe Le Guay, non nuovo all’impegno socio-politico. E al protagonista fa spiegare: “Io mi batto per le mie idee, siete voi che non volete ascoltare”. Finale a sorpresa, ma la morale del film è univoca: il negazionismo è una brutta bestia contro la quale si dovrà sempre combattere, ieri come oggi, come domani.
Un film coraggioso, diretto con mano ferma, interpretato con lodevole impegno. Presentato con successo a France Odeon, festival che si svolge a Firenze, dove ha vinto il premio del pubblico. Esce il 31 agosto. Opera che merita giusta considerazione e meditata riflessione su un tema fondamentale per l’equilibrio psicologico di una generazione che ha il dovere morale di pensare alle successive, ai giovani, ai loro dubbi, alla loro voglia, appunto, di verità, senza ombre.
Uscita:31 agosto 2022
Genere:Thriller, Drammatico
Anno:2021
Regia:Philippe Le Guay
Attori:François Cluzet, Jérémie Renier, Bérénice Bejo, Jonathan Zaccaï, Denise Chalem, Patrick Descamps, Antoine Levannier, Martine Chevallier, Jack Claudany
Paese:Francia
Durata:114 min
Distribuzione:BIM Distribuzione
Sceneggiatura:Philippe Le Guay, Gilles Taurand
Fotografia:Guillaume Deffontaines
Musiche:Bruno Coulais
Produzione:France 2 Cinéma, Les Films des Tournelles