Ravenna città simbolo della Resistenza antifascista e ora lì si rischia l’apologia

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L’apologia del fascismo è un reato previsto dall’ordinamento giuridico italiano che prevede il carcere oltre ad una condanna amministrativa, che non sempre viene applicato, anzi quasi mai, soprattutto in occasione di momenti celebrativi come a Predappio quando i camerati ricordano il Duce o a Milano, al Cimitero Maggiore, in occasione del 25 aprile, mentre in piazza del Duomo l’Italia democratica e antifascista celebra la Liberazione dal nazifascismo, al Campo 10, i camerati ricordano i caduti della Repubblica Sociale Italiana con tanto di saluto romano. La stessa cosa accade da anni a Ravenna in occasione dell’anniversario della morte del gerarca Ettore Muti. Anche quest’anno, il prefetto ha autorizzato la manifestazione per domenica 21 agosto, in piena campagna elettorale, con un partito, Fratelli d’Italia, in cui vi sono militanti provenienti da movimenti di ispirazione fascista, che non ha voluto togliere la fiamma tricolore dal simbolo. Ravenna celebra uno dei più stretti collaboratori di Mussolini, che fu segretario del Partito Nazionale Fascista, in occasione dei cento anni dalla marcia su Roma, tutto ciò ha il sapore della provocazione a fini elettorali.  Se il buongiorno si vede dal mattino, chissà cosa accadrà da qui al 25 settembre. Ravenna ha dato i natali a Ettore Muti, famoso per essere stato un violento squadrista appartenente alla milizia fascista (i volontari per la Sicurezza Nazionale), ma anche ad Arrigo Boldrini, nome di battaglia Bulow, comandante della 28° Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, Medaglia d’oro al Valor Militare che il 4 dicembre 1944 entrò insieme agli alleati nella città liberata. Ricordare chi ha represso con la morte i valori democratici è un reato di apologia del fascismo, che va perseguito. La storia che ha portato l’Italia a diventare democratica e antifascista non deve essere dimenticata. Mentre un popolo lottava per cacciare l’usurpatore nazista c’era chi, con la camicia nera, affiancava le truppe tedesche facendo stragi di civili nel tentativo di fermare la Resistenza, come accadde a Ravenna il 25 agosto 1944 con l’eccidio del ponte degli Allocchi, quando la 29° Brigata Nera “Ettore Muti” trucidò dodici cittadini, rivendicando la legittimità della strage come vendetta per alcuni repubblichini caduti in un conflitto a fuoco con i partigiani romagnoli. Nel 1950 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi insignì “l’antica e fiera” Ravenna della Medaglia d’oro al Valor Militare: “Memore della lotta per l’Unità e per l’indipendenza e delle glorie garibaldine, la città di Ravenna scrisse nella storia del nuovo Risorgimento italiano pagine mirabili e da ricordare ad esempio per le future generazioni”. Per non dimenticare.
(Nella foto una manifestazione dei neofascisti)


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