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Piero Angela, un pilastro della Rai

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Se n’è andato Piero Angela, torinese, novantatré anni, una vita professionale trascorsa in Rai dal 1952 ad oggi, prima cronista alla radio, poi al telegiornale, inviato, corrispondente da Parigi e da Bruxelles, primo conduttore sia dell’edizione del telegiornale delle 13,30 che del tg in onda sul secondo canale, e dal 1971 si è dedicato alla realizzazione di programmi su Rai1 di divulgazione scientifica. Ho sempre seguito le sue trasmissioni, alcune hanno fatto la storia della televisione e la Rai le ha distribuite nel mondo: “La macchina meravigliosa”, “Il pianeta dei dinosauri”, “Viaggio nel cosmo”, oltre a “Quark” e a “Super Quark”, per citarne alcune. Forse uno degli autori più copiati in assoluto. Piero Angela non è stato solo un divulgatore, un giornalista, un conduttore, un saggista, è stato uno dei grandi pilastri della Rai, come Enzo Biagi e pochi altri, che non hanno mai mescolato il lavoro con la politica e dalla politica non ha ricevuto nulla, anzi. Enzo direbbe di Piero: “Dai politici si è sempre fatto dare del lei”. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo per un po’ quando ero responsabile di Rai 1 presso il Centro di produzione di Milano e lui registrava le sue trasmissioni a Torino. Tentai inutilmente di spostare il suo studio a Milano. Ricordo alcuni nostri incontri il cui tema era cosa fare per dare una mano a migliorare la Rai che non viaggiava in buone acque. Era un periodo in cui si parlava di riforma del sistema radiotelevisivo governato da anni con una legge ad personam, la Gasparri. Era il periodo in cui alcuni partiti e qualche personaggio della tv avevano proposto, per rilanciare il servizio pubblico, di dividere la Rai in due, una pubblica capitanata da Rai 3 e altre specialistiche, senza pubblicità, finanziata solo dal canone, l’altra privata finanziata esclusivamente dalla pubblicità. Ricordo che Angela era assolutamente contrario, sosteneva che la Rai, da quella spaccatura, non avrebbe più avuto una dimensione sufficiente ad educare quel settanta per cento degli italiani sotto la mediocrità culturale. Significava affondare il ruolo di sevizio pubblico della Rai e dirottare sulle reti commerciali buona parte dei telespettatori, mettendo in crisi anche il pagamento del canone. C’erano politici che volevano che una parte venisse distribuito alle tv private che mettendo in onda il tg svolgevano servizio pubblico come la Rai. L’idea di Angela era quella di intervenire sì, ma senza dividere la Rai, tentando di far fare ai programmi un salto di qualità, a cominciare dall’intrattenimento che è il genere che attrae milioni di telespettatori. I programmi della tv di stato soffrivano di subalternità a quelli di Mediaset. Piero Angela sarebbe stato un autorevole presidente della Rai. Non so se gli è mai stato proposto, credo che non avrebbe mai accettato di abbandonare le sue trasmissioni. L’ho visto in onda poco tempo fa in quello che è stato il suo ultimo programma. Mi sono chiesto se era giusto trasmettere quel volto così segnato dall’età e dalla malattia. La risposta è stata sì, era giusto. Vorrei ricordare per sempre il Piero Angela dell’ultima trasmissione e non il conduttore della prima, perché questo voler esserci, voler mantenere fede agli impegni è stato anche questo l’insegnamento lasciato da un grande maestro.


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