C’è una “strage” che si consuma silenziosa perché avviene dietro le sbarre, sì, nel senso letterale del termine, dove lo sguardo dei più non arriva e non fa notizia quanto ciò che si verifica all’esterno. “Sono 38 i suicidi avvenuti in carcere nei primi sette mesi del 202, uno ogni cinque giorni – denuncia l’associazione Antigone – Numeri così alti non si sono mai registrati. In carcere ci si uccide 16 volte in più rispetto al mondo libero. La maggior parte di chi si è tolto la vita aveva tra i 20 e i 30 anni”. Il carcere nel sistema italiano è una forma di riabilitazione e bisognerebbe riordarsene ogni giorno. Nel 2021 il numero di suicidi in carcere era già molto alto. Secondo i dati pubblicati dal Dap e riportati nel dossier carceri di Antigone, sono state 57 le persone detenute ad essersi tolte la vita nell’arco di tutto lo scorso anno. Se questo numero viene messo in relazione con le persone mediamente presenti negli istituti di pena nel corso dell’anno si ottiene il tasso di suicidi, ossia il principale indicatore per analizzare l’ampiezza del fenomeno. Nel 2021, a fronte di una presenza media di 53.758 detenuti, tale tasso si è attestato a 10,6 casi di suicidi ogni 10.000 persone detenute.