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L’uva dai gelsi, nelle trasformazioni dal basso che hanno cambiato Milano

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Le grandi città trainano il cambiamento dei territori limitrofi e spesso degli stati, o restano isole, spazi diversi con attorno territori che le subiscono, che cedono alle città risorse, ma non si giovano di ciò che nelle città viene prodotto. Le città danno segnali importanti ed a volte anticipano cambiamenti che coinvolgono interi stati, a volte, in periodi diversi, fanno tutto questo insieme ed è il caso di Milano.

Milano è una città che ha vissuto enormi trasformazioni, che anticipa alcuni temi con una forte proiezione internazionale in ambito europeo e vive grandi contraddizioni,spesso chi ne parla nel dibattito politico non accetta che le due cose convivono e oscilla fra il mitizzare ed il demonizzare; non  è il caso del  libro “I gelsi torneranno a fare l’uva” di Anita Pirovano e Simone Zambelli dal significativo sottotitolo “le trasformazioni di Milano dal 2011 ad oggi e il cambiamento necessario dopo la pandemia” pubblicato dalle edizioni Epoké. Lo sguardo è uno sguardo dichiaratamente di parte, è quello di due esponenti politici che hanno amministrato la città e che si riconoscono appieno in quella sinistra che trovò la sua espressione nella candidatura a Sindaco di Giuliano Pisapia ed ora nella rete “Milano Prossima”, ma dà voce, nel raccontare chi le combatte alle tante contraddizioni della città.

Il libro ha uno sguardo volutamente positivo ed è diviso in tre parti: luoghi, voci e glossario.

I luoghi sono quelli di rado narrati dalle cronache del rilancio, nel campo  dell’accoglienza della solidarietà da casa della carità al consorzio di viale dei mille che dà uno sbocco alle persone carcerate, ma anche della cultura come LuMe il laboratorio universitario metropolitana e della memoria, come il campo della gloria. Sono luoghi spesso non famosi, ma che è bello per chi è milanese scoprire e la cui scelta acquisisce un valore nel comporre un mosaico collettivo.  Le voci sono quelle di persone che si sono impegnate per la città in tanti modi, da testimoni come Licia Pinelli, moglie dell’anarchico Pino, che pagò con la vita l’essere stato incolpato ingiustamente della strage di piazza Fontana, a quella dei componenti della prima coppia arcobaleno che ha visto trascritto all’anagrafe direttamente come figlia  di entrambe la loro  bambina, a padre Giuseppe Bettoni fondatore dell’associazione Archè.

Chiudono il libro le parole, che sono per gli autori il glossario su cui costruire la Milano del futuro, parole che evocano mondi, da conflitti a transizione ecologica, da libertà a prossimità. Un libro da leggere perché restituisce una visione politica della città incarnata nei suoi corpi sociali, nei suoi luoghi e nella sua storia, una politica che ritrova la sua prossimità quando troppo spesso appare avulsa e distante.


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