Salvare a tutti i costi Dmitry e Daryna, due ragazzi ucraini di diciassette anni, cui la guerra ha negato la possibilità di curarsi. Non si conoscono fra loro, ma il destino di dolore che condividono, li ha uniti pure nella strada verso una speranza di salvezza. Un gruppo di volontari di Stopthewarnow (la rete di 175 associazioni nata per lanciare un messaggio di solidarietà e di opposizione al conflitto in Ucraina) e di semplici cittadini di diverse regioni italiane nel giro di pochissimi giorni, ha organizzato una staffetta per trasferirli dall’Ucraina fino a Roma e Padova. Il “testimone” della prima corsa è Dmitry, che sin da bambino soffre di diverse patologie neurologiche, compresa una grave forma di epilessia che, per la scarsità di farmaci e di strutture ospedaliere decimate dopo lo scoppio della guerra, si è aggravata costringendolo su una sedie a rotelle.
Da un quartiere della periferia di Leopoli, dove vive con i genitori Olga e Ivan, che si sono sempre presi cura di lui affrontando la quotidianità di una malattia logorante, un volontario ucraino di nome Yuri lo ha affidato a Giorgio e Caterina di Stopthewarnow. Fatto salire con la famiglia su un furgoncino, hanno attraversato il confine polacco dalla città di Medyka, proseguendo verso la Repubblica Ceca, l’Austria e da lì finalmente in Italia. Dopo un estenuante viaggio durato due giorni, trovano ristoro a casa di Mariele, una cittadina di San Martino di Lupari, piccolo centro alle porte di Padova. Ad attenderli Ludovico, anche lui dell’associazione a favore della pace, che in treno li ha condotti fino a Roma.«E’ stato un viaggio faticosissimo, soprattutto a causa dei numerosi incendi scoppiati in quei giorni- spiega Ludovico- che ne hanno prolungato enormemente la durata, peggiorando così le condizioni del ragazzo». Giunti finalmente alla stazione Termini, si sarebbero dovuti dare il cambio con un altro gruppo di volontari, il neurologo messinese Alfonso Augugliaro e una giornalista palermitana, che in auto avrebbero portato la famiglia nella città dello Stretto, dove Augugliaro, già medico dell’Asl di Messina, si sarebbe preso cura di Dmitry, offrendo ospitalità ai genitori. Ma visto la stato in cui versava il ragazzo, loo specialista ha sconsigliato di proseguire il viaggio perché, riferisce «non avrebbe potuto sopportare altre otto ore di autostrada e per di più con le temperature proibitive di questi giorni, che avrebbero inciso sulle sue condizioni psicofisiche. Il quadro generale del ragazzo presentava un aggravamento, con crisi ripetute ad intervalli molto brevi, che avrebbero potuto causare lesioni cerebrali anche importanti».
La sua corsa si ferma a Roma, in uno degli hotel messi a disposizione dalla Protezione civile della Regione Lazio e a breve verrà preso in carico da un equipe di specialisti di uno dei Dipartimenti di neuroscienze e salute mentale della capitale, specializzato nella trattamento dell’epilessia. Stesso percorso per Daryna, originaria di Mukachevo, un piccolo comune nella regione della Transcarpazia, affetta da una grave insufficienza epatica. «Abbiamo evacuato anche lei e la mamma- aggiunge Ludovico, questo giovane volontario che passa le sue vacanze aiutando le vittime della guerra- e ora sono ospiti di una generosa famiglia di Peraga, un piccolo comune del padovano, in attesa del trasferimento in un ospedale specializzato della città, dove auspichiamo possa sottoporsi a trapianto di fegato del quale ha urgente bisogno. La ragazza avrebbe dovuto subire l’intervento a Minsk, in Bielorussia, ma la guerra non l’ha reso possibile. Questi sono gli effetti collaterali di ogni conflitto, le cui vittime sono sempre i civili, che non hanno strumenti per difendersi e medicine per curarsi. Mentre noi parliamo un’altra ragazza di 15 anni di Mykolaiv, sottoposta a tracheotomia per poter respirare, è paralizzata e necessita di un intervento alla spina dorsale, ferita con il figlio di quattro mesi durante un attacco missilistico. Quante persone ancora dovranno patire tutto questo?».