“La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi antiebraiche”. Questa recente dichiarazione della Meloni sembra aver tolto ogni dubbio circa la sua conversione democratica. Ma non convince. La leader di Fratelli d’Italia consegna alla storia il fascismo, ma non il neofascismo. Come dimostrano le sue frequentazioni con neofascisti come Simone Di Stefano di CasaPound romana o con il milanese Roberto Jonghi Lavarini, quello che ha pronunciato frasi come ”Mussolini troppo morbido coi suoi oppositori”; “l’Olocausto? Va riscritto”; “se mia figlia sposasse un ebreo interverrei…”.
Poi la sua ”la condanna senza ambiguità della privazione della democrazia”, non si concilia con la sua ammirazione per Orbàn, il capo della destra nazionalista ungherese, che eletto democraticamente presidente ha cambiato la Costituzione ed è diventato un autocrate persecutore della dissidenza e degli omosessuali. A tutto ciò, va aggiunta la sintonia di Meloni per Trump, incriminato per l’assalto al Congresso e il suo recente infiammato discorso al convegno di Vox, che ha strappato l’ovazione dei neo franchisti. Allora attenzione con le dichiarazioni democratiche della Meloni: il fascismo o si ripudia da giovani o si nasconde per sempre.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21