“Informazione sotto attacco: il giornalismo di inchiesta sociale tra minacce, intimidazioni, querele bavaglio”. È il tema al centro della lezione in calendario il 3 settembre all’interno del percorso formativo del Corso di Alta formazione “Raccontare la verità, informare promuovendo una società inclusiva” organizzato da Università di Padova, Fnsi-Sindacato giornalisti Veneto e Trentino Alto Adige e Articolo21 con il sostegno dell’Ordine nazionale e regionale.
I docenti di questa sessione, introdotti dalla direttrice del Corso, professoressa Laura Nota, sono colleghe e colleghi che interpretano la professione indagando la complessità del reale e interrogandosi su di essa, cercando di restituire una cronaca dei fatti più aderente possibile alla verità, scavando oltre la superficie e la banalità dell’ovvio.
Un quartetto di professionisti che ha fatto del giornalismo d’inchiesta un dovere sociale ancor prima che deontologico: Stefano Lamorgese discuterà su ricerche, analisi e quadri di riferimento; Sigfrido Ranucci, sotto scorta da alcuni mesi, illustrerà strategie, sfide e minacce; Elisa Marincola sposterà l’attenzione sulle implicazioni legali tra rischio querele e perquisizioni e infine Floriana Bulfon condividerà alcune considerazioni operative nel realizzare reportage e servizi di e su criminalità organizzata e guerre.
È di oggi un comunicato della Fnsi che sottolinea quanto e come sia difficile svolgere il mestiere di giornalista a fronte di una costante opera di delegittimazione, di un crescendo di aggressioni fisiche e social, nonché di minacce sempre più pesanti e preoccupanti. Anche il Sgv rilancia l’allarme della Federazione. E infatti all’incontro sarà presente il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che ha già annunciato ulteriori iniziative contro le nuove minacce ai cronisti.
«I toni e i tempi della campagna elettorale portano il governo e le forze politiche a ignorare il fenomeno sempre più preoccupante delle aggressioni e delle minacce ai cronisti. Ormai non passa giorno senza che tentativi di linciaggio e minacce di morte, soprattutto attraverso i social, non raggiungano giornalisti in prima linea contro mafie, malaffare o semplicemente impegnati a smontare le mirabolanti affermazioni di qualche leader politico».
«L’elenco è lunghissimo. Negli ultimi giorni è toccato a Mimmo Rubio, Karima Moual, Giacinto Pipitone, Luca Bottura, David Puente, Niccolò Zancan, Alberto Infelise, soltanto per fare alcuni esempi. Noti e facilmente rintracciabili sono anche gli autori delle minacce. Chissà perché, però, nessuna misura a tutela dei cronisti viene adottata dalle autorità competenti», denuncia la Fnsi.
«Il disinteresse per l’informazione accomuna da tempo le forze politiche, ma chi rappresenta le istituzioni non può assistere inerme alla quotidiana azione di killeraggio nei confronti di chi si sforza di fare il proprio dovere di cronista», conclude il sindacato, che torna a chiedere «efficaci misure per contrastare questi fenomeni per salvaguardare il ruolo della buona informazione e tutelare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati».