“La Pride Parade, o come si chiama quella cosa, prevista per settembre, sarà annullata o posticipata”. Così il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha annunciato l’annullamento dell’Euro Pride, in programma il 17 settembre prossimo a Belgrado. Parlando in diretta tv, in conferenza stampa Vucic ha motivato la decisione dicendo che il governo ha ricevuto forti pressioni dai partiti di estrema destra e da alcuni rappresentanti della Chiesa ortodossa serba e ha citato le nuove tensioni in Kosovo e i problemi legati alla crisi energetica e alimentare. A termine del suo intervento odierno ha riconfermato il mandato alla premier uscente Ana Brnabic, primo esponente politico donna e omosessuale chiamata a guidare un governo in Serbia nel 2017, che si era impegnata con il suo governo a dare pieno sostegno all’EuroPride di Belgrado.
Kristine Garina, presidente dell’European Pride Organisers Association che organizza l’EuroPride, ha pubblicato una dichiarazione in cui afferma che l’evento si terrà nonostante quanto dichiarato da Vucic. Nel comunicato di Garina si legge che «il diritto di fare il Pride è stato regolamentato dalla Corte Europea dei Diritti Umani come diritto umano fondamentale». Anche Terry Reintke, vicepresidente del gruppo Verdi del Parlamento europeo, sarà a Belgrado a rappresentanza dell’intergruppo del Parlamento europeo sui diritti LGBTI. «Saremo presenti e marceremo con voi per le strade di Belgrado. La libertà di riunione è un diritto fondamentale». Gianmarco Capogna, portavoce di Possibile LGBTI, ha commentato su Twitter «possono pensare di cancellare un Pride ma non potranno mai cancellare la nostra esistenza. Solidarietà alle realtà organizzatrici di Euro Pride.»
Non è la prima volta che il Pride subisce interruzioni a causa della violenza dell’estrema destra nazionalista. Nel 2010 dopo i violenti scontri di piazza registratisi a Belgrado fra polizia e ultranazionalisti omofobi, la manifestazione era stata vietata per ragioni di sicurezza e ordine pubblico per alcuni anni, ed era tornata a svolgersi regolarmente nel 2014, anche se con un massiccio dispositivo di poliziotti nel centro di Belgrado.
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