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Il corso gender de La Sapienza sotto attacco di un gruppo estremista. “C’è un cancro femminista”

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Quest’anno l’Università La Sapienza di Roma ha inaugurato un corso volto ad approfondire i fenomeni legati all’emergere di nuove culture e soggettività, all’affermarsi dei cambiamenti determinati dall’ingresso delle donne nella sfera pubblica e dei processi di costruzione delle identità collettive. Un corso incentrato sull’analisi delle disparità, gli squilibri e le disuguaglianze fondate sul genere e sull’impatto che possono avere sul piano sociale ed economico. Valori evidentemente  avversati da un gruppo di  estremisti che su Telegram ha attaccato docenti e studenti. Il gruppo si firma con lo slogan  “Basta Dittatura ! Ufficiale” e secondo i primissimi accertamenti lo stesso gruppo  aveva già minacciato alcuni virologi nel periodo del Green pass obbligatorio. Sembra dunque che una parte dei no green pass che si sono già palesati a Roma ora abbia spostato il livore sul corso “Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione”.

“Non restiamo a guardare mentre il cancro femminista distrugge la nostra società”, scrivono nelle minacce sociale, invitando gli iscritti nei gruppi a contattare l’università condividendo informazioni sensibili come indirizzi mail e telefono.

Tra le prime reazioni a quanto sta accadendo quella della consigliera regionale Eleonora Mattia del Pd: “Trovo assurde e inaccettabili le minacce ricevute dall’Università La Sapienza di Roma per via dell’attivazione del corso ‘’Gender studies, culture e politiche per i media e la comunicazione’. Sembrerebbero provenire da un gruppo di estremisti già attivi nel movimento no vax, ma le parole mostrano un messaggio pericoloso e da contrastare con chiarezza: a distruggere la società non è il femminismo, né la scienza che ci ha permesso di superare la fase più acuta della pandemia, ma l’ignoranza e la violenza – verbale e virtuale, tanto quanto quella fisica – di chi non riconosce nel sapere, nella valorizzazione delle differenze e nella cultura valori fondanti della democrazia e della convivenza sociale. Piena solidarietà all’Ateneo romano, tutti e tutte le docenti e il corpo studentesco coinvolto nel Corso finito nel mirino degli haters su Telegram”


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