Davvero dobbiamo temere per la libertà di informazione, e quindi d’espressione? Davvero Giuseppe Giulietti ha indicato un problema reale? O è il solito gridare “al lupo, al lupo” di chi vuole usare l’arma della paura per restare restare dov’è?
Io non credo che parlare di “fascisti” sia il punto dell’oggi, perché oggi pochi saprebbero dire il fascismo cosa sia, nella realtà. Ma ritengo che la libertà di espressione sia in pericolo e quindi spiego perché.
Si è diffuso nel nostro Paese, nel nostro continente, non so se anche altrove, uno strano pensiero, il populismo. Questo pensiero ritiene che il popolo, essendo uno, debba avere una voce, una volontà, una espressione. E’ evidente che questo populismo, che può essere di destra o di sinistra, ritiene che la sua opinione sia quella del popolo, da affermare e difendere nel nome della volontà popolare. Il populismo di conseguenza spacca le società. Il populismo di destra come quello di sinistra mette fuori dal popolo chiunque non crede in quello che dice lui. E siccome è circa metà del Paese, o del “popolo”, a non pensarla così, il populismo divide il popolo in due. Quello buono ovviamente lo segue, quello cattivo no. E quello cattivo di popolo, quale sarà? Ma è chiaro; è quello condizionato o asservito ai poteri forti, alle elités, al grande complotto, o Grande Reset. In questo modo i populisti, tutti, riducono le opinioni a due, la loro e quella dei servi di qualche potere irresponsabile, da mettere al bando. Chi finisce al bando, indicato al pubblico ludibrio come servitore di questi famosi “poteri forti”, o di questo eterno “complotto”, non potrà fare altro che ritenere gli altri, quelli che lo accusano di questo, dei dittatori, dei non democratici. E sarà difficile dargli torto. In questa frattura però quella che finisce è la politica, cioè il confronto nel nome di diverse idee di bene comune, rimangono solo gli opposti estremismi, dove chiunque può dire “il vero progressista sono io”, “il vero tradizionalista sono io”. Nella lotta titanica tra opposti estremismi muore il libero confronto delle idee perché c’è solo il bene e il male, l’eternamente giusto e il totalmente sbagliato. Davanti al totalmente sbagliato, all’irricevibile, ci può essere diritto di tribuna? Ovviamente no.
Siccome a me sembra che siamo in questa condizione è evidente che ognuno usa i capri espiatori per evitare che si capisca che si tratta di un doppio raggiro. Il primo e più facile capro espiatorio per unire “il popolo” è l’altro, e quindi il migrante. Ci siamo noi,”la voce popolo”, e poi ci sono loro, “i nemici che vengono da fuori di noi, contro di noi”. L’altro capro espiatorio sono loro, l’ elités. Queste terribili elités delle quali nessuno fa parte, nessuno è espressione, o rappresentante, ma che succhiano il sangue; di chi? Ma del popolo, cioè di tutti noi. Ma è possibile che di “lor signori” nessuno abbia mai visto a cena un esponente di queste elités? No, sono fantasmi, uno spettro mostruoso, come i migranti, assetati del nostro sangue, seminatori di odio e violenza.
Ecco allora che ho spiegato perché, a mio modesto modo di vedere, ha ragione Giuseppe Giulietti. La libertà d’espressione così non può garantirla nessuno. Per primi dobbiamo dirlo noi, a partire dal dirlo a noi stessi, poi agli altri.