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Da Gaza a Taiwan, il mondo ha bisogno di pace

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Assistiamo con crescente sgomento alle vicende che segnano quest’epoca. L’inopportuna visita della presidente della Camera americana, Nancy Pelosi, a Taiwan ha riacutizzato le tensioni in un’area del mondo che è, già di per sé, una polveriera. Abbiamo stigmatizzato innumerevoli volte l’espansionismo e le mire cinesi, l’arroganza del governo di Pechino e la mancanza di rispetto per i diritti fondamentali che esso dimostra in ogni circostanza. Ci siamo battuti, e continueremo a farlo, dalla parte della libertà d’informazione in ogni angolo del mondo, per la democrazia e per il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Non abbiamo intenzione di smettere, ma ciò non ci impedisce di affermare che le provocazioni, da qualunque parte provengano, devono essere sempre e comunque evitate, se non altro per scongiurare il rischio di un’escalation planetaria che rischia di trasformare la “Terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa Francesco in qualcosa di ancora più inquietante.

Non meno preoccupanti sono le immagini che giungono dalla Striscia di Gaza, dove il riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese porta nelle nostre case sguardi colmi di orrore, non dissimili da quelli che abbiamo visto in questi mesi nella martoriata Ucraina.

Del conflitto russo-ucraino, poi, si parla meno rispetto a prima, se non altro perché l’informazione nazionale è occupata a dar risalto alle  novità di giornata di una campagna elettorale dai contorni inquietanti: una soap opera priva di alcun interesse, del tutto estranea alle esigenze della cittadinanza e vissuta dalla maggior parte delle persone con crescente disappunto.

Siamo al cospetto di una catastrofe internazionale di proporzioni inquietanti. L’Occidente è al collasso, al pari dei suoi presunti “valori”, sconfitti dall’evidenza di un declino senza precedenti. L’Europa è sorda, assente, del tutto adagiata sulle posizioni americane, senza tener conto dei suoi interessi e della sua specificità. Per non parlare del ruolo che potrebbe esercitare e, invece, non sta esercitando, al punto che a provare a dirimere la controversia sul grano è stato Erdoğan: un altro dittatore feroce che abbiamo sempre avversato e continueremo ad avversare, ma che in questo momento sta esercitando una saggezza, una pazienza e un buonsenso, ovviamente interessati, che ai nostri governanti stanno mancando del tutto.

In un simile scenario, vediamo all’opera Viktor Orbán, sodale di Putin, il quale ha recentemente elogiato Chuck Norris e rilanciato la sua propaganda spregevole nei confronti della comunità omosessuale e transessuale, lasciando prefigurare un Vecchio Continente senza diritti e senza dignità. A ciò aggiungiamo il riacutizzarsi del conflitto balcanico, con Serbia e Kosovo ai ferri corti: una versione su scala ridotta del conflitto russo-ucraino, con il pericolo di rivivere l’incubo che ha caratterizzato gli anni Novanta e condotto alla guerra del ’99. Sono scorie mai davvero smaltite, una vergogna che abbiamo sulla coscienza, al pari dell’indifferenza di fronte all’eccidio di Srebrenica e dell’incapacità complessiva di esercitare un ruolo di guida e di incontro in un contesto nel quale, come Italia e come Europa, avremmo potuto avere,  al contrario, una parte essenziale.

Non sorprende, dunque, che nel nostro Paese si stia materializzando lo spettro dell’ascesa di una destra le cui pulsioni sovraniste preoccupano non poco, come abbiamo già avuto modo di denunciare ai tempi di Steve Bannon, stratega e ideologo del trumpismo, e della deriva complessiva che ha investito da vicino persino il servizio pubblico.

Non è un caso che papa Francesco e chiunque si azzardi a porsi come costruttore di ponti e di pace venga attaccato da destra e da quella che dovrebbe essere la sinistra, irriso e, il più delle volte, silenziato, mentre risuonano i colpi si mortaio e la logica delle armi e della barbarie dilaga indisturbata. Abbiamo dentro una guerra che cambierà per sempre il volto della nostra società. Siamo al cospetto di un anno che passerà alla storia, ricco di eventi periodizzanti che sono destinati a ridisegnare confini e a definire equilibri e scenari nei decenni a venire. Ci attende un tempo buio, un tempo di divisioni e contrapposizioni feroci, una stagione in cui la politica rischia di non avere più alcun ruolo, soppiantata da interessi economici e lobbistici di cui già avvertiamo il peso e l’invadenza.

Assistere allo spettacolo indegno che stanno fornendo alcune compagini – vuoi per insipienza, vuoi per egoismo, vuoi per mera incapacità – ci indigna profondamente. E siamo certi che la nostra indignazione sia la stessa di milioni di cittadine e cittadini, per lo più di sinistra, che il prossimo 25 settembre potrebbero per la prima volta astenersi. Rilanciare il tema della pace, del disarmo, del contrasto a ogni nostalgia atomica e del ripudio della guerra sempre, comunque e dovunque, in nome dell’articolo 11 della Costituzione, potrebbe essere, a tal proposito, un programma eccezionale. Peccato che nessuno abbia ancora deciso di farlo proprio. Attendiamo fiduciosi.

P.S. A proposito di diritti, valori e meraviglia, compie ottant’anni il grandissimo Caetano Veloso, icona brasiliana e mondiale della musica. I nostri più sentiti e affettuosi auguri.

P.S. 2 Addio al partigiano Mario Fiorentini: 103 anni di puro splendore umano.

(Nella foto Nancy Pelosi)


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