“Bologna non dimentica” è la scritta che da quarantadue anni apre il corteo in memoria delle 85 vittime e 216 feriti della Strage del 2 agosto 1980 alla Stazione del capoluogo emiliano, con esecutori materiali, ideatori, finanziatori, depistatori, condannati (alcuni definitivamente altri in primo grado), grazie alla perseveranza nella ricerca di Giustizia dell’Associazione dei famigliari delle vittime, di alcuni magistrati e di una città che è sempre stata vicina a chi ha subito questa terribile ferita, non rimarginabile. Quello di Bologna è stato un atto fascista certificato dal tribunale, esattamente come è scritto sopra la lapide che ricorda le vittime e i feriti della Strage, che ha visto i Nuclei Armati Rivoluzionari come esecutori materiali, la P2 di Licio Gelli come finanziatrice e organizzatrice, uomini delle istituzioni tra i depistatori.
Il 2 agosto in pochi hanno usato la parola fascista associandola a Strage della Stazione di Bologna, tra questi Paolo Bolognesi il presidente dell’Associazione dei famigliari, sempre in prima linea, e il sindaco di Bologna Matteo Lepore. Durante una campagna elettorale, mai come questa volta, la parola fascista disturba non solo la destra (comprensibile), in particolare quella della Meloni che potrebbe raggiungere l’obiettivo di far diventare l’Italia il primo Paese governato da post fascisti, ma anche politici e non solo del centro-sinistra (incomprensibile) per i quali la parola fascista non andrebbe mai pronunciata, tra questi Matteo Renzi, che nella sua profonda amnesia, ha lanciato un appello a difesa della leader di Fratelli d’Italia: “La Meloni non è fascista, la demonizzano come fece la sinistra con Berlusconi”.
Ricordiamo al senatore di Italia Viva che gli errori della sinistra furono tanti nei confronti dell’ex Cavaliere, legati soprattutto non a ciò che è stato detto ma a ciò che non è stato fatto per il bene degli italiani e a favore della Giustizia: una vera legge contro i conflitti d’interesse, non modificare le leggi ad personam come la Gasparri che governa il Sistema Radiotelevisivo dal 2004, salvo alcuni inutili ritocchi come quelli sulla governance della Rai, voluti dallo stesso Renzi durante il suo soggiorno a Palazzo Chigi. A proposito del conflitto d’interessi cito l’intervento alla Camera di Violante nel 2003 quando ricordò a Berlusconi la promessa, mantenuta, che gli fu fatta nel 1994, di non toccate le sue tv. A proposito della Meloni e di Fratelli d’Italia. Ancora una volta il primo a intervenire, alla vigilia della commemorazione della Strage del 2 agosto, è stato l’onorevole Federico Mollicone, che per l’ennesima volta, ha negato l’esistenza della pista fascista riproponendo quella palestinese per le Stragi di Ustica e di Bologna.
La destra oggi non propone il fascismo della marcia su Roma e del saluto romano, con l’olio di ricino e il confino, come vorrebbero alcuni nostalgici, il post fascismo oltre al terrorismo che ha segnato drammaticamente alcuni anni della storia del Paese, così come è stato sentenziato dai tribunali, è rappresentato da razzismo, omofobia, odio e intolleranza. E’ sufficiente andare in rete per guardare l’intervento di Giorgia Meloni in Spagna a sostegno dell’amica Macarena Olona di Vox, il partito di estrema destra franchista, sovranista e populista e quali sono i punti di riferimento della destra: Stive Bannon, l’ex stratega della Casa Bianca del presidente Donald Trump, Putin, Orban, Marine Le Pen e i già segnalati franchisti di Vox. Chi oggi, nella campagna elettorale, non vuole che si parli del rischio di un ritorno di principi riferibili al fascismo, come è avvenuto nel giorno della commemorazione della Strage di Bologna, rinnega l’Antifascismo che ha dato vita alla Costituzione della Repubblica Italiana.