Improvvisamente Azione rompe con il Pd e il centro-sinistra. Calenda alza le braccia in diretta televisiva. Domenica 7 agosto va a Mezz’ora in più, Rai3, e brucia tutti i ponti: «Non intendo andare avanti con questa alleanza». Letta ne prende atto: «Mi pare che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda».
Con un sol colpo Carlo Calenda affonda l’intesa elettorale con il Pd e con la coalizione di centro-sinistra realizzata per il voto politico del 25 settembre. Il leader di Azione aveva siglato l’accordo con il segretario democratico appena il 3 agosto, solo 4 giorni prima. Il motivo della rottura è stato l’ampliamento dell’alleanza elettorale, realizzato con grande fatica da Letta, anche verso Fratoianni (Sinistra Italiana), Bonelli (Verdi), Di Maio (Impegno Civile dopo la scissione dal Movimento 5 stelle). Calenda ha bocciato l’operazione. È «una ammucchiata», ha argomentato, perché comprende forze anti draghiane (Fratoianni) e inaffidabili (Di Maio).
Strano. Enrico Letta, segretario super draghiano del Pd, non la pensa così. Emma Bonino, leader iper draghiana di +Europa, firmataria con lo stesso Calenda del patto del 3 agosto con Letta, non la pensa così. Difatti la vecchia militante radicale ha confermato e non sconfessato l’intesa elettorale.
Letta può sempre contare anche sull’accordo, a sinistra, con Articolo 1 di Bersani-Speranza e con il Psi di Maraio, ma per l’alleanza di centro-sinistra è un disastro, è gravemente azzoppata dall’uscita di Azione. Non solo. Già mancava all’appello Italia Viva di Renzi, da tempo rimasta fuori da ogni accordo. Stesso discorso vale per i cinquestelle di Conte, in corsa solitaria verso le urne dopo lo sbriciolamento dell’intesa con il Pd. Per Letta ora sarà ancora più difficile fronteggiare l’alleanza Meloni, Salvini, Berlusconi. Il centro-destra sembra sulla cresta dell’onda e tutti i sondaggi elettorali lo danno favorito con oltre il 40% dei voti. E grazie ai collegi uninominali maggioritari (sono un terzo del totale) può fare cappotto di deputati e senatori.
Non è finita. Può sorgere un terzo polo centrista dai connotati battaglieri e muscolari. Sarebbe una vera spina nel fianco di Letta. Si delinea all’orizzonte un terzo polo basato su Azione e Italia Viva. Matteo Renzi spinge: «Abbiamo una opportunità straordinaria con il Terzo Polo». Calenda si dice pronto a discutere con Renzi. Federico Pizzarotti, ex sindaco di Parma, ex grillino della prima ora, ha annunciato che la sua Lista Civica Nazionale correrà per le elezioni politiche con Renzi. Lo sbarramento del 3% dei voti potrebbe essere facilmente superato da un eventuale terzo polo.