“Accertati condizionamenti della criminalità organizzata”.
È il sigillo, sintetico ma onnicomprensivo con cui il Viminale ha decretato lo scioglimento del consiglio comunale di Neviano, da febbraio sotto la lente d’ingrandimento della commissione d’accesso di nomina prefettizia insediatasi a Palazzo di Città per la verifica puntuale dello status quo.
Un commissariamento per mafia annunciato – l’ennesimo in provincia di Lecce, che scala le vette di una classifica tutt’altro che lusinghiera – da un’operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Lecce, come accade di consueto, che aveva insaccato l’arresto di 15 persone tra cui l’assessore alla Cultura di Neviano, Antonio Megha, sderenando il clan Coluccia attivo sul territorio e già legato ad un altro scioglimento per infiltrazioni mafiose, quello del comune di Sogliano Cavour.
I rapporti tra clan egemone sul territorio che comprende Neviano, Aradeo, Galatina, Cutrofiano, Corigliano, e la politica locale, fino al coinvolgimento di figure contigue che fungono da collante tra le prime due costituendo una pericolosa quanto granitica triangolazione, sono la sostanza che ha dato forma al provvedimento di queste ore.
L’arresto di Megha, 62 anni, dimissionario dalla carica amministrativa, accusato di scambio elettorale politico-mafioso è stato indubbiamente il jolly dell’attività di accertamento di questi mesi. Accertata dagli inquirenti la sua richiesta di sostegno al clan per una riconferma nella tornata elettorale del 2020, un vero e proprio accordo, con l’intermediazione dell’intermediario Nicola Giangreco, in seguito e grazie al quale venne eletto.
Tremila euro in tre tranches, questa la somma con cui Megha avrebbe pagato 50 voti, raggranellati per lui dal clan, con una quarta tranche all’orizzonte. Non denaro, in quel caso, ma la promessa di un posto di lavoro per il figlio del capo clan Michele Coluccia, nell’impresa che gestiva l’appalto dei rifiuti in paese. Una ditta che si occupa di rifiuti può assumere persone senza profilo specifico e l’assunzione è merce di scambio e consenso.
Un modus agenti che in tutto conferma la pericolosa triangolazione imprenditoria-mafia-politica, con cui la direzione investigativa antimafia nelle sue relazioni semestrali sottolinea l’evoluzione e gli addentellati della criminalità organizzata. La prima vuole aggiudicarsi gli appalti, la seconda vuole il controllo del territorio tramite la prima che dà garanzia, la terza ha bisogno delle altre due per conquistare consensi prima e fidelizzare una certa parte d’elettorato poi. Figure, anzi ruoli, molto fluidi e fungibili che si separano in maniera netta solo davanti all’azione plateale dello Stato, come i commissariamenti per mafia.
Nei mesi scorsi Megha, aveva chiesto per il tramite del suo legale la revoca della misura cautelare ma il tribunale del Riesame era stato lapidario nel rigettarla : “Accertata la possibilità di non essere nuovamente eletto in consiglio comunale alle elezioni del settembre del 2020, non ha esitato a fare ricorso al sodalizio criminale, stringendo un esplicito accordo elettorale politico-mafioso con Coluccia Michele, per il tramite di Giangreco Nicola”
La sindaca di Neviano, Fiorella Mastria «sono serena – aveva dichiarato all’indomani dell’insediamento della commissione d’accesso in Municipio – si tratta di un atto dovuto. Io e la mia amministrazione siamo sicuri di noi stessi, la prefettura faccia il suo lavoro e noi collaboriamo».
E quel lavoro è stato svolto, in tempi rapidi, ottenendo l’imprimatur ufficiale dello Stato con disposizione di serrata e insediamento di commissari per almeno 18 mesi.
(da La Gazzetta del Mezzogiorno del 6 agosto 2022)