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Sicurezza giornalisti, workshop dell’European federation of journalist per fare il punto su un tema centrale in Europa

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La sicurezza dei giornalisti, intesa in senso lato, sia fisico che professionale, è un tema più che mai di attualità in tutta Europa. Ci sta lavorando la Federazione europea dei giornalisti che nei giorni scorsi ha organizzato a Hilversum, vicino ad Amsterdam, un workshop all’interno di un progetto targato Ue.
Il workshop ha visto la partecipazione di oltre 40 persone, tra giornalisti ,membri della Efj, avvocati ed esperti. Era presente a portare la propria testimonianza anche la giornalista Antonella Napoli, membri dell’ufficio di presidenza di Articolo 21 e direttore di Focus on Africa.
Secondo i dati emersi durante il workshop, il 75% dei giornalisti intervistati in un sondaggio apposito non ha ricevuto alcun training per quanto riguarda la sicurezza. Un dato sconcertante, se si pensa che la sicurezza non riguarda soltanto come difendersi se si è un inviato di guerra, ma anche come evitare stress eccessivi e burning out che caratterizzano la professione o come difendersi dalle minacce sul web che colpiscono in maggior misura le giornaliste. Studi dell’Ilo dimostrano che troppe ore di lavoro tutti i giorni aumentano il rischio di ictus e altre malattie e che all’iperconnettività  sono collegati numerosi problemi anche di salute. Ma nessuno informa i giornalisti di questi rischi.
Coloro che vengono lasciati più soli di tutti, anche in circostanze particolarmente drammatiche, sono i freelance. Al workshop di Hilversum la giornalista francese Hèléne Servel, freelance che lavorava per l’emittente pubblica France2 ha raccontato per esempio di essere stata aggredita insieme a due colleghi da un “Barone “ dell’agricoltura del Sud della Francia. Servel ha detto di non avere ricevuto alcun aiuto dall’emittente, nemmeno una richiesta di informazioni su come stava.
Antonella Napoli, oltre al suo caso personale di giornalista d’inchiesta che vive con una protezione da parte della polizia, ha illustrato la posizione dell’Italia, dove nell’ultimo report delle forze dell’ordine sulla sicurezza dei giornalisti, risultano 232 episodi di violenza, intimidazioni e minacce nei confronti dei cronisti. Con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente.
Antonella è sotto protezione fin dal 2019 per le minacce ricevute da estremisti islamici dopo le sue inchieste in Egitto e Sudan . Eppure La giornalista, che conduce costantemente battaglie per la libertà di espressione, non ha voluto testimoniare tanto la sua personale situazione riguardo alle minacce islamiche quanto gli enormi problemi che sono arrivati a lei e a tutti i giornalisti italiani dalle querele temerarie. Le querele temerarie sono una vera piaga che mette continuamente a repentaglio la professione, in Italia e anche nella maggior parte dei Paesi europei, che attendono una direttiva Ue su questo tema. “Quando devi fronteggiare una causa dove ti chiedono milioni di euro sviluppi una vera e propria fobia che rischia di prenderti ogni volta che scrivi un articolo” ha detto Antonella Napoli che ha pendente su di sė una querela temeraria, iniziata come causa per diffamazione nel 1998, da oltre 20 anni. È il caso più longevo di Slapp in Europa.
La tentazione di autocensurarsi o di mollare diventa concreta, ha aggiunto la giornal. E nel nostro paese ogni tentativo di varare una legge contro le querele temerarie è stato affossato.

Al termine del workshop, giornalisti ed esperti hanno elaborato una serie di raccomandazioni e strategia importanti per i sindacati o per le associazioni dei giornalisti. Queste le linee guida indicate:
– organizzare training specifici sulla sicurezza come integranti nella formazione dei giornalisti e ricerca di fondi per questo tipo di attività
– informare i giornalisti dei numerosi rischi relativi alla loro sicurezza e incoraggiarli a partecipare a corsi di formazione in merito
– sviluppare una cooperazione con gli editori e sensibilizzarli su questi temi sia per i giornalisti dipendenti che per i Free lance
-fornire ove possibile supporto psicologico ai giornalisti
– sviluppare i temi legati alla sicurezza anche nelle scuole di giornalismo, dove sono invece sempre trascurati
– cercare una cooperazione con le forze dell’ordine per metter a punto  insieme dei protocolli finalizzati alla protezione specifica dei giornalisti
– sviluppare policy indirizzate alla sicurezza dei giornalisti anche nei media più piccoli, dove spesso sono carenti, offrendo training sul tema ai manager o ai responsabili del personale
– includere la sicurezza tra i temi prioritari nei contratti collettivi dei giornalisti .


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