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Nuovi elementi sulla morte di Mario Paciolla rivelati dalla testata colombiana El Especdador

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Nuovi elementi sulla morte del cooperante Onu Mario Paciolla in Colombia emergono dalle rivelazioni contenute in un articolo della testata colombiana “El Especdador”, riprese oggi dal Sir. Si legge tra l’altro nell’articolo a proposito della seconda autopsia, effettuata in Italia, sul corpo di Paciolla: “Sebbene le coltellate sul cadavere potessero a prima vista essere classificate come autoinflitte, uno studio più dettagliato delle lesioni ha permesso ai medici legali di determinare che mentre le ferite del polso destro presentavano ‘chiari segni di reazione vitale’, nella mano sinistra mostravano ‘caratteristiche sfumate di vitalità”, o ‘vitalità diffusa’ ,a suggerire che alcune delle ferite potessero essere inflitte ‘in limine vitae o anche post-mortem’, cioè quando Paciolla era in uno stato agonizzante o era già morto”. Diventa, perciò del tutto legittimo supporre che il cooperante sia stato non solo ucciso, ma anche torturato. “Ci auguriamo che si possa andare avanti per giungere ad una verità credibile”. E’ quanto afferma al Sir Anna Motta, la madre di Mario Paciolla- Si rafforzerebbe inoltre l’ipotesi di un legame tra la denuncia di un bombardamento dell’esercito colombiano su un gruppo di minori mentre veniva colpito un accampamento della dissidenza Farc e quanto accaduto al cooperante morto in circostanze non ancora accertate, ma assai probabilmente ucciso il 15 luglio 2020 a San Vicente del Cagua’. L’articolo di El Espectador fa riferimento a elementi che farebbero risalire ad ambienti della missione Onu la denuncia destinata a giungere al senatore di opposizione Roy Barreras, da cui scaturirono le dimissioni dell’allora ministro della Difesa Guillermo Botero. Secondo il giornale si potrebbe immaginare addirittura l’esistenza di due anime all’interno della missione Onu, una piu’ incline alla denuncia e un’altra al dialogo con il Governo e l’Esercito colombiano. Sulla vicenda di registra anche il commento, al Sir, del deputato Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione d’inchiesta sul caso Regeni: “Ho mandato un video alla famiglia di Mario Paciolla per testimoniare l’impegno istituzionale mio e di altri deputati, per ottenere verità e giustizia per la morte di Mario, a due anni dalla sua scomparsa ma anche per far conoscere la storia di centinaia di italiani, di giovani, che continuano a spendere la loro vita per un mondo migliore. E’ quindi interesse di questo Paese proteggerli, perché la morte di ognuno di loro è la morte di un pezzo del nostro Paese. Credo che l’Italia abbia il dovere con ogni mezzo di esercitare ogni tipo di pressione diplomatica nei confronti delle autorità colombiane, delle Nazioni Unite perché venga fatta luce su ogni punto oscuro, di questa morte e perché si assicurino alla giustizia i responsabili. Ne va della dignità del nostro Paese, è una questione che riguarda ognuno di noi per ottenere giustizia e verità per Mario”.


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