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L’Iran arresta 3 registi cinematografici mentre l’Italia accoglie il Ministro degli Esteri Iraniano

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Siamo un popolo contraddittorio noi italiani, manifestiamo per i Diritti Umani, ma nello stesso tempo ospitiamo in pompa magna chi quegli stessi diritti li viola quotidianamente. Proprio ieri, lunedì 11 luglio il Ministro degli Esteri Luigi di Maio ha incontrato il suo omologo il Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian.

Di Maio ha innanzitutto rappresentato al Ministro Amir-Abdollahian la volontà di alimentare un dialogo ampio, con l’obiettivo di favorire la condivisione di posizioni costruttive sul piano regionale e internazionale. Eppure le questioni aperte con l’Iran sono molteplici, ma siamo sicuri che Di Maio non si sia nemmeno posto il problema di quello che sta avvendo in questi giorni nella Repubblica Islamica.  Sarebbe già un passo avanti se ne fosse venuto a conoscenza.

Nella stessa giornata di ieri, in cui Di Maio riceveva il suo omologo, in Iran è stato arrestato per l’ennesima volta il regista dissidente iraniano Jafar Panahi. L’arresto arriva dopo i casi di altri due registi arrestati nei giorni scorsi Mohammad Rasoulof e Mostafa Al-Ahmad.

I due registi sono stati arrestati in seguito a una protesta social in cui hanno utilizzato l’hashtag, diventato virale, #put_your_gun_down, con il quale facevano riferimento al crollo di una palazzina ad Abadan, cittadina situata 600 km a sud di Teheran, che ha causato la morte di più di 31 persone e aperto molti dubbi sulla scarsità dei materiali edilizi usati. A seguito di questo crollo ci sono state molte manifestazioni che la polizia ha cercato di sedare, come è solita fare, con l’uso di manganellate, lacrimogeni e, in un caso, anche facendo fuoco con un fucile a pompa. L’utilizzo dell’hashtag da parte dei due cineasti ha causato il loro arresto con l’accusa di propaganda sovversiva.

Jafar Panahi è stato arrestato proprio per essersi recato negli uffici dei persecutori a protestare chiedendo la liberazione dei suoi due colleghi arrestati qualche giorno fa. Il famoso regista per anni assistente alla regia di Abbas Kiarostami, si è imposto poi con i suoi film in tutti i principali festival cinematografici europei: Camera d’or al Festival di Cannes con Il palloncino bianco, Leone d’Oro al Festival di Venezia con Il cerchio, Orso d’argento a Berlino con Fuorigioco. I suoi film sono banditi in Iran.

Nel 2010 venne arrestato dal regime iraniano, accusato di propaganda contro il Governo, condannato, nel dicembre 2010, a sei anni di prigione vietandogli, per 20 anni, sia di dirigere film o scrivere sceneggiature, che di lasciare il paese, tranne per cure mediche o per partecipare al pellegrinaggio alla Mecca. Gli è stato anche impedito di concedere interviste sia a media iraniani che stranieri. Nonostante questo, ha continuato a i suoi lavori, riuscendo a portarli all’estero. Il film Taxi Teheran è stato presentato in concorso a Berlino nel 2015 e ha vinto l’Orso d’oro.

L’altro arrestato è Mohammad Rasoulof anche lui già stato arrestato in passato e il suo passaporto è confiscato dal governo Iraniano. Vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2020 per il suo “Il male non esiste,” in quell’occasione non poté ritirare il premio proprio a causa del divieto di lasciare l’Iran. Già nel 2011 venne arrestato con Jafar Panahi e condannato a sei anni di prigione e divieto di girare film, poi commutati in un solo anno.

Tantissime sono state le espressioni di solidarietà nei confronti dei registi arrestati. “Profondamente preoccupata per l’arresto di Mohammad Rasoulof and Mostafa Al-Ahmad” ha dichiarato La Berlinale – aggiungendo che è “scioccante che degli artisti siano presi in custodia per i loro pacifici sforzi contro la violenza”.

La Biennale di Venezia anche unisce la propria voce alle tante che nel mondo si levano in questi giorni per condannare le azioni repressive in corso, e chiede “la liberazione immediata dei registi arrestati in difesa del diritto alla libertà di espressione e di creazione”.

Alla luce di queste violazioni dei diritti umani ci chiediamo come sia possibile che il Ministro degli esteri Iraniano sia in Italia ad incrementare i rapporti bilaterali con l’Italia.

Non solo, oltre al Ministro Di Maio, il Ministro Iraniano dovrebbe avere una visita anche in Vaticano, per un incontro con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e con monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati. Probabilmente parleranno delle sanzioni statunitenti, del Jcpoa e della possibile riapertura dei colloqui sul nucleare anche se l’Italia non è coinvolta direttamente nelle trattative. L’Iran è il terzo produttore di gas naturale al mondo, nonchè produttore di petrolio un paese che potrebbe essere particolarmente ‘utile’ anche per l’Italia, in questa ulteriore fase della guerra in Ucraina.

Sul sito del Mistero degli Esteri in riferimento alla notizia dell’incontro tra i due Ministri si legge “il Ministro Di Maio ha espresso l’auspicio di una normalizzazione delle relazioni fra i Paesi dell’area, ribadendo al suo omologo come solo attraverso il dialogo e la collaborazione si possano creare le condizioni per un progressivo miglioramento della cornice di sicurezza”.

In realtà ci sarebbe piaciuto leggere altro.

Avremmo voluto un Ministro degli Esteri che prima di attivare un qualsiasi canale di dialogo avesse avuto il coraggio di chiedere in merito alle continue violazioni dei Diritti Umani in Iran. Vorremmo capire come sia possibile che nel 2022 vengano arrestati ben 3 registi solo per un hasthtag su twitter. Per non parlare dei tanti altri casi di condanne a morte di cui l’emblema è il ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali a rischio esecuzione da un momento all’altro.

Troppi interrogativi, ai quali purtroppo, non avremo risposte.

 

foto Di Maio dal profilo twitter @ItalyMFA


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